Lettera - La sinistra non tollera il voto su Ecopass Anche i radicali si adeguano

Dalla Rassegna stampa

Caro Besana, i voltagabbana hanno sempre affollato la politica (e la storia) d'Italia. Il movimento radicale, pur senza condividere alcune delle sue battaglie, mi è sempre sembrato una mosca bianca, perché ha difeso per decenni le proprie idee, provando a tramutarle in legge grazie allo strumento del referendum popolare. Quante volte abbiamo visto Marco Pannella inveire contro chi sbeffeggiava le loro raccolte di firme per le consultazioni popolari! Dal finanziamento dei partiti alla legge elettorale, dai temi etici al sistema radiotelevisivo, ogni stagione del partito radicale è stata accompagnata da scatoloni, firme e timbri. Per questo sono rimasto basito leggendo le parole pronunciate da Marco Cappato, consigliere comunale radicale, contro il referendum anti-Ecopass. Pur di non farci votare sul pedaggio del centro, preferisce incarnarsi nel manzoniano Azzeccagarbugli. «Sulla congestion charge si è già votato a giugno», dice, «e lo statuto renderà inammissibile il voto». In pratica, sta usando la stessa tattica dei suoi avversari storici: meglio anteporre commi e codicilli al voto popolare. Entrando nel merito, poi, mi sembra una tattica perdente. Sulla scheda del referendum di giugno, infatti, si parlava di un generico indirizzo su mobilità e verde; ora si tratta invece di abolire una precisa delibera della giunta. Due questioni molto diverse.
Marco Oliveri e.mail

Caro Oliveri, la sinistra rispetta la volontà popolare soltanto quando ne trae vantaggio, altrimenti la considera un impiccio o un abuso. Quando era il Berlusca a vincere le elezioni, denunciava la deriva plebiscitaria, ma se toccava a Prodi plaudiva alla democrazia. I radicali, in passato non conformisti, si sono adeguati. La congestion charge è una scelta ideologica, sulla quale non tollerano contestazioni, figuriamoci un referendum abrogativo. Insieme a Pisapia e compagni faranno di tutto per ostacolarlo.

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