Lettera - Non chiamate eutanasia il suicidio di Lucio Magri

Dalla Rassegna stampa

Gentile Orlando, i commenti giustamente addolorati sul suo suicidio, rischiano però di portare moltissima confusione nel dibattito su testamento biologico ed eutanasia. Chi in Italia lotta a favore di questi due distinti diritti civili, incontrando più veti di matrice vaticana che nel resto d’Europa, troverà un ulteriore ostacolo nell’idea sbagliata che chi è malato di depressione, anche grave, possa essere “assistito” nella decisione di porre fine alla propria vita.
«Chi è malato di depressione, al contrario, può e deve essere curato – sostiene lo psichiatra Massimo Fagioli – e il bravo medico deve anzi impedire la sua tendenza al suicidio. Un diritto civile come l’eutanasia va pure conquistato, ma dovrebbe valere soltanto per chi sia affetto da una malattia davvero incurabile, che generi sofferenze insostenibili». È molto chiaro Fagioli: la depressione non è incurabile e il suicidio e l’eutanasia non devono essere equiparati. Altrimenti siamo punto e a capo. E le gerarchie ecclesiastiche, aggiungendo confusione a confusione, ne approfitterebbero anche per infierire sul già impervio cammino di una giusta legge sul testamento biologico.
 

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