Lettera - «La negazione della nascita è un pensiero criminale»

Dalla Rassegna stampa

Strano che si sia parlato così poco di un articolo del “Journal of Medical Ethics” intitolato «Aborto post-nascita: perché il bambino dovrebbe vivere?», a firma di due bioeticisti italiani che lavorano in Australia, secondo cui in determinate circostanze dovrebbe essere eticamente possibile sopprimere un neonato, proprio come se si trattasse appunto di un aborto e come se niente cambiasse alla nascita dell’essere umano! Mettere sullo stesso piano feto e neonato («Neonato e feto sono moralmente equivalenti», scrivono i due), aborto e infanticidio (perché «feto e neonato sono persone potenziali», continuano), è una tesi agghiacciante, ancora di più perché arriva sotto le mentite spoglie di avanguardia filosofica (anche se, è opportuno ricordare, Freud sosteneva già la stessa assurda “continuità” nel 1926). Tuttavia, a guardare bene, quella tesi è anche assolutamente speculare all’idea di chi vede embrioni, zigoti, feti come esseri umani a tutti gli effetti. E quindi “crede” e sostiene che l’aborto sia un omicidio e le donne che vi ricorrono delle assassine. I due poli opposti di Fede e Ragione, come troppo spesso accade, vanno di nuovo a braccetto per negare la trasformazione totale che avviene alla nascita umana: per contrastare l’abuso dell’una e l’eccesso dell’altra, si dovrebbe ben conoscere la Teoria della nascita dello psichiatra Massimo Fagioli. Che proprio sabato scorso ha concluso la prima lezione del suo undicesimo anno di insegnamento alla Università di Chieti con una frase perentoria: «La negazione della nascita è un pensiero criminale». Appunto.

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