Lettera - Formigoni e Polverini interessano meno di Eluana e Nichi?

Dalla Rassegna stampa

Cara Europa, sono un credente non osservante, e non credo di essere una rarità, se mi guardo intorno.
Qualche volta dubbi e interessi si ridestano, quando da Oltretevere arrivano note stonate per me cittadino italiano di fede cattolica. A volte, più che stonate. In questi giorni, sessanta milioni di italiani piangono ridono sghignazzano o vanno su tutte le furie per le mariuolerie della regione Lazio, della Lombardia, per la Campania, per le abituali Sicilia e Calabria: e in quest’ira di Dio, mentre il cardinale di Roma Vallini e il presidente dei vescovi Bagnasco richiamano al «dover essere» amministratori e politici, il papa indica al flessile Casini come esigenze nazionali: avere più politici cattolici, niente fine vita tipo Eluana, niente aborto, niente coppie non matrimonializzate, e via con le altre storie che i papi raccontano di secolo in secolo. Ora io non dico che non debbano farlo, è mestier loro. Ma ci sono momenti, come questo in Italia, che forse meriterebbero più rigorosa e sincera attenzione da parte cristiana, visto che, tra i comandamenti, c’è anche «non rubare». E noi in queste condizioni dovremmo allearci con Casini?
Alfredo Santilli, Roma

Lasci stare Casini, caro Santilli. Noi laici ci siamo alleati coi cattolici ogni volta che è stato possibile o necessario, visto che, da soli, l’Italia non la governiamo né noi né loro. E poi, i politici cattolici sono una strana specie, ossequi formali ai comandamenti, prostrazioni alle gerarchie, e soldi per sé e per i loro danti causa. Vedi Formigoni, Cl, Compagnia delle opere; e altre misericordie consimili. Quando pensiamo ai cattolici coi quali allearci, noi laici pensiamo ai grandi modelli: Gentiloni, De Gasperi, La Pira, Scoppola, Prodi, non certo ai cardinali Antonelli, Gasparri, Ruini o ai Formigoni, agli Sbardella, ai Cuffaro, e a consimili “devoti” di santa madre chiesa.
Ciò premesso, sono d’accordo con lei sul “fuori tempo” del discorso papale a Casini. Anche se è legittimo, è strano che il capo della chiesa, invece di parlare di furti e porcate che a pochi metri da casa sua si consumano a danno di milioni di italiani, credenti inclusi, si occupi dei suoi incubi teologici su matrimonio, fine vita, ecc.: immaginando che l’intransigenza serva a fermare il cammino della scienza, dell’umanesimo, delle leggi, della tolleranza, dello stato di diritto, della rivoluzione in atto da quattro secoli. Quasi vivessimo nell’islam, dove infatti quella rivoluzione deve ancora cominciare, pseudo-primavere a parte. E non può cominciare che abbattendo la religione-legge, un minotauro che, come quello mitologico, si nutre di sangue (anche cristiano). Fino a 150 anni fa era così anche da noi, religione-legge, religione di stato. Ancor oggi c’è qualche residuo di quella notte fra noi, per esempio quando qualche bello spirito festeggia il XX settembre in stile Polverini. Non so se lei abbia visto le foto in uniformi d’epoca: con Alemanno in fascia ai piedi di Garibaldi, tra bersaglieri modello 1870 e zuavi pontifici di provenienza francese, belga, olandese e svizzera col fez rosso (quelli veri mandarono all’altro mondo una cinquantina di soldati italiani). Non avremmo saputo niente di questo teatrino gianicolense, se non per quegli allegri ladruncoli romani che hanno svuotato il pullman belga di tutti gli chassepot: ossia i fucili francesi originari, che sul Gianicolo avevano già fatto “meraviglie” contro i difensori della repubblica romana (1849). Caro amico, in un mondo così vile le sembra probabile che la chiesa si modernizzi su fine vita, correttezza finanziaria, educazione dei cattolici politici, diritti della donna di disporre del proprio corpo, diritto delle coppie a scegliere la forma della loro unione? Abbia pazienza, il terzo millennio è appena cominciato. E il divorzio ha dovuto aspettare un secolo, dopo l’Unità.

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