Lettera - «Brava» ad Emma Bonino Io direi «brava» due volte

Dalla Rassegna stampa

Cara Europa, ho saputo che Emma Bonino, votando sì all’arresto di Lusi, ha tuttavia osservato: «Ho pena a veder trasformata quest’aula in un’aula di tribunale, non è questo il nostro ruolo». A tali parole, una voce dal sen fuggita (del presidente Schifani, a microfoni ancora aperti) dice «brava». Lo dico anch’io, perché più i poteri sono separati meglio è per noi cittadini.
Credo, spero. Ma aggiungo un secondo e più sentito «brava» a Emma Bonino, non so se condiviso anche da Schifani e dal suo partito di sepolcri imbiancati: brava per le dichiarazioni della stessa Bonino a favore della Corte costituzionale, che ha rigettato l’ennesimo tentativo barbaro di colpire la legge 194 sui consultori e sul diritto all’aborto legale, che ha ridato certezza di libertà e di vita a noi donne candidate al macello da medici senza scrupoli e leggi criminogene, dalle quali ci siamo liberati grazie alle battaglie radicali-liberali-socialiste degli anni Settanta.
E.B., ROMA

Cara E.B., se ci fosse spazio per qualche battuta scherzosa in tanto accumularsi di drammi (oggi saranno a Roma i rappresentanti delle “grandi potenze” europee, e a me sembra un consulto), direi che le iniziali con le quali si firma sono le stesse di Emma Bovary: e chi sa quanti sepolcri imbiancati, leggendo questo suo «brava» a Emma Bonino (E.B. anche lei) ci faranno le loro considerazioni sacrestane. Comunque mi unisco al suo «brava», posto che quello di Schifani mi lascia un po’ perplesso: infatti il voto del parlamento su un suo membro inquisito non è un giudizio sulla stravaganza di una giurisdizione parlamentare, chiamiamola così; ma un giudizio garantista a favore del parlamentare inquisito, dovendo la camera o il senato limitarsi a dire se esiste o no un sospetto persecutorio nell’iniziativa del giudice. Del resto l’immunità parlamentare nacque non per coprire ladrocini e prevaricazioni, ma per impedire al potere esecutivo e giudiziario di chiudere la bocca alle libere opinioni dei parlamentari.
La nostra Costituzione dice: «I membri del parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni». In altre parole, è protetta la “funzione”. Ogni altra attività di chi la esercita è soggetta alla legge penale e civile, valevole per tutti i cittadini. E del resto sarebbe stato inimmaginabile il “sì” della Bonino, esponente numero uno insieme a Pannella del partito che ha più di ogni altro contribuito a rendere concrete e non solo teoriche le garanzie e, con esse, i diritti civili. Dunque, “Due volte brava” a Emma Bonino: la seconda, per aver applaudito la decisione della Corte costituzionale in difesa della legge sull’aborto ed avere al tempo stesso denunciato e condannato i sanfedisti dai voluminosi conti correnti, che, in camice bianco da medico, infermiere, farmacista, barelliere, ecc. violano la legge dello stato rendendo impossibile o difficilissimo il diritto all’aborto legale. E i procuratori zitti e buoni, visto che non c’è da azzannare partiti o istituzioni. E tollerano direttori di ospedali che non denunciano alle procure la pratica dell’obiezione di coscienza praticata, ricorda Emma, per diventare primari, fare carriera e, magari, rifornire di donne i cucchiai d’oro.
Come vede, cara E.B., non le sto dicendo se l’aborto legale è bene o male (per me è un grandissimo bene, avendo conosciuto la barbarie della regola precedente). Le dico invece, da cittadino e da liberale, che contro i sabotatori difendo la legge dello stato, uguale per la popolana senza un euro e per la signora con hotel e clinica all’estero, per la studentessa e per la donna adulta alle prese con le complicazioni della vita, che la loro natura rende più complicate. Ribelliamoci, donne e uomini. Via dagli ospedali pubblici medici, infermieri, direttori sanitari che obiettano non per cultura o fede, ma delinquono rubando ai cittadini i loro diritti di legge, la legge nella quale non credono perché sono nemici della cittadinanza e dello stato. Cominciamo, come dice Emma Bonino, a passare noi al contrattacco. Non in nome dell’aborto, ma della legge.

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