L'epilogo triste di Roberto Formigoni candidato contro il buonsenso

C'è del buon senso smarrito nel finale di partita del governatore Formigoni, incapace di schiodarsi da una poltrona tenuta stretta come qualcosa di esclusivo e personale. Con una giunta macchiata dalla 'ndrangheta, 5 assessori arrestati, un esercito di consiglieri indagati e un avviso di garanzia nell'inchiesta sui milioni concessi alla clinica Maugeri attraverso l'azione di faccendieri amici, non c'erano alchimie politiche da invocare per tirare a campare un altro po'. Bisognava farsi subito da parte, garantendo alla Regione Lombardia un percorso adeguato per arrivare al voto. Bisognava togliere l'ipoteca privata e fare una scelta limpida . nel rispetto dei cittadini e dell'istituzione. Formigoni invece si è fatto gratinare dai suoi stessi alleati («Basta con l'accanimento terapeutico», ha detto il segretario Alfano), dando l'impressione di non aver capito in quale abisso morale fosse precipitata la giunta e il consiglio della Lombardia. Come nella favola di Fedro, si è esposto al calcio dell'asino da parte di chi fino a ieri ne accettava e subiva lo strapotere (complimenti ai radicali che si sono dissociati dalla mattanza, loro la battaglia l'hanno fatta quando l'avversario politico era in sella ed era difficile andargli contro); e poi si è lanciato in improbabili sfide annunciando che sarà ancora in campo alle Regionali e che non vuole rinunciare alla carica di commissario Expo. Una mossa sbagliata e un epilogo triste per un politico navigato con diciassette anni di egemonia nella regione più ricca d'Italia, perché al dramma istituzionale della 'ndrangheta in aula si sovrappone un'imbarazzante questione di egoismi e di personalismi, un tira e molla nel quale si mercanteggiano ruoli o prebende e non si dà mai un segnale di pulizia ai cittadini per uscire dalla putredine nella quale porta la cattiva politica. Per il ruolo che ricopre Formigoni potrebbe evitare oggi di brigare per ritagliarsi un posto al sole in un ruolo marginale o di risulta nella Regione che ha guidato per tanti anni: se non vuole farsi giudicare per questi ultimi giochini di fine corsa, ma per quel che di buono ha fatto dal 1995 ad oggi, dovrebbe evitare alla Lombardia di passare dalla deriva morale alla farsa, nella quale rischia di finire anche la sua credibilità.
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