L'amaca

La manifestazione di centomila ungheresi contro la nuova Costituzione del governo nazional-autoritario di Viktor Orban è una richiesta d'aiuto all'Europa. Ci si domanda, però, che cosa l'Europa possa fare di concreto, quali strumenti abbia per "sorvegliare" la salute della democrazia nei paesi membri. La percezione, oramai molto diffusa, è di una super-entità perennemente assorbita dalla questione economica, fibrillante ad ogni sussulto finanziario, ma evanescente dal punto di vista politico. Volendo essere ottimisti a tutti i costi, c'è da sperare che le autorità europee abbiano ben presente lo stretto, storico nesso tra recessione e fascismo. Che sappiano che l'isterismo nazionalista, condito di xenofobia e antisemitismo (di questa pasta è il governo ungherese) prospera nella crisi economica e nell'insicurezza sociale. E dunque ritengano che combattere la recessione sia la via più diretta per tutelare la democrazia. L'ipotesi infausta è, invece, che l'Europa sia costretta a occuparsi solamente di economia perché le è precluso ogni altro genere di autorevolezza. Con buona pace dei manifestanti ungheresi, che lanciano un Sos udibile solo dalle opinioni pubbliche europee, non nei palazzi di Strasburgo e Bruxelles.
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