L’India rinuncia alla legge antipirateria. Il nuovo governo segue la linea Bonino

Per i marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone arrivano una notizia buona e una meno buona. La prima: il governo indiano ha comunicato alla Corte suprema la rinuncia a incriminarli sulla base della legge antipirateria (il Sua Act) che fra le sanzioni contempla anche la pena di morte. Latorre e Girone verranno dunque giudicati sulla "sola" base del codice penale indiano. La seconda: il procuratore generale Vahanvati ha insistito perché i capi d’accusa vengano formulati comunque dalla National Investigative Agency, cioè proprio dalla polizia antiterrorismo e antipirateria che ha svolto le indagini. Eventualità a cui la difesa si è opposta, perché in contrasto con la decisione del governo di Delhi. A quel punto il giudice Chauhan ha fatto slittare di sue settimane la prossima udienza, per consentire a difesa e accusa deduzioni e controdeduzioni. Sicché se ne riparla il 10 marzo.
Ora Matteo Renzi eredita dal precedente governo la spinosissima questione, sulla quale il nuovo esecutivo si gioca subito un test di credibilità. Appena premier twitta: «Faremo semplicemente di tutto» e le prime parole dei due ministri competenti, della difesa Roberta Pinotti, degli esteri Federica Mogherini sono per i due marò. E infatti, ancora prima di ricevere la fiducia in senato - dove il neopremier li ha citati e dove è partito per loro un lungo applauso - ieri Renzi, i suoi due ministri e l’inviato del governo italiano Staffan de Mistura hanno fatto il punto della situazione sulla vicenda. L’idea del governo rimane quella di coinvolgere la comunità internazionale, ricorrendo a tutti gli strumenti consentiti e cioè sia interessando le Nazioni Unite e l’Unione europea sia puntando, dal punto di vista giudiziario, sull’arbitrato internazionale.
Una linea in continuità con la gestione Bonino (anche de Mistura potrebbe essere confermato). Palazzo Chigi fa sapere che se la Corte suprema di New Delhi ha deciso di rinunciare al ricorso alla legge antiterrorismo lo si deve «alla ferma opposizione dell’Italia». Così come il nostro paese si è opposto e si opporrà al ruolo della polizia federale antiterrorismo come organo investigativo proprio puntando sulla contraddizione emersa con chiarezza: come è possibile mantenere la giurisdizione sul caso in capo alla Nia se non verrà applicata la Sua Act, la legge antipirateria? Per i due marò si tratta del ventisettesimo rinvio. I tempi si allungano ancora.
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