L’Expo si arrende alla protesta Vie d’acqua azzerate nei parchi il piano B è un canale scolmatore

Dalla Rassegna stampa

Ormai, dovranno puntare all’obiettivo minimo, quello più concreto e necessario. Perché quelle di Expo non saranno più "Vie d’acqua" in mezzo ai parchi accompagnate da 20 nuovi chilometri di piste ciclabili. Ma, nel tratto Sud, quello contestato da comitati e gruppi di cittadini, sono destinate a diventare poco più di un grande tubo che permetta all’acqua che disegnerà il canale attorno all’isola artificiale per i padiglioni a Rho -Pero di scorrere via dal sito, «garantendo comunque il flusso verso la Darsena e svolgendo una funzione irrigua per il sistema agricolo». Un nuovo disegno che, dice lo stesso commissario unico del 2015, Giuseppe Sala, «dovrebbe limitarsi a una pura opera idraulica». Con un tracciato originario da rivedere che, a questo punto, non passerà più dai quattro parchi della discordia (Trenno, Cave, Bosco in città, Pertini), dove le ruspe erano state bloccate dai presidi.

Alla fine, ha vinto la protesta. E il tempo che se ne è andato. Con quasi un mese di ritardo rispetto anche all’ultima scadenza fissata (lo scorso 31 gennaio) per terminare in orario i lavori e con le barricate dei "No caval" ancora in piedi, è toccato a Sala certificare il "piano B" per l’ opera che, da sempre ha accompagnato Expo. E, nel farlo, il commissario non solo rivendica come il progetto sia «prioritario per il 2015 e strategico per la città», ma anche il «tavolo di dialogo avviato con i comitati». Un’apertura alle richieste - «sull’interramento del canale in alcuni tratti, bonifiche, opere di mitigazione e riqualificazione» - che, però, ha comunque portato «parte dei comitati» a rifiutare l’accordo. Ed è qui che la voce di Sala diventa accusa: «Duole aggiungere che, purtroppo, nei cantieri si sono registrati persino atti di illegalità, come azioni vandaliche e sabotaggi». La nuova soluzione è stata ipotizzata durante una riunione con i due commissari delegati, il "tecnico" Antonio Acerbo e il "politico", nonché plenipotenziario per il 2015 in Comune, Gianni Confalonieri. E, ora, andrà costruita concretamente, capendo, ad esempio, se il nuovo canale così ridimensionato sarà interrato o meno e dove passerà. La società di gestione si è presa 20 giorni per «verificare la messa a punto della nuova proposta e la sua condivisione con le istituzioni competenti».

Dalla maggioranza a Palazzo Marino quelle che vengono pronunciate pubblicamente, però, non sono parole di sconfitta. Anzi. «In questa vicenda - dice il presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo - l’elemento positivo fondamentale è stata la capacità dei cittadini di far valere le loro ragioni. Arriva la lezione: non si può costruire opere importanti senza il consenso. Il problema di portar via l’acqua dal sito di Expo è reale, ma anche la nuova versione andrà condivisa». Anche la compagna di partito, Anita Sonego, fa festa: «Il progetto era sbagliato e dannoso». Il radicale Marco Cappato dice: «Così si riducono i danni, ma adesso vanno accertate le responsabilità politiche. C’era un piano alternativo pronto da due anni e che non è mai stato preso in considerazione. E adesso chi paga le ruspe ferme da settimane?». Un responsabile secondo Cappato c’è: «Confalonieri dovrebbe trarne le conseguenze. Dimettendosi». Dal Pd è il presidente della commissione Ambiente a commentare: «Era l’unica decisione possibile: un progetto Expo nato male, impraticabile inutile e costoso con problemi di impatto sull’ambiente. Ora si riapra coi cittadini la discussione sulla valorizzazione dei parchi senza gli errori del passato».

 

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