Gli irriducibili contro l'idea ABC

Avvisa Antonio Di Pietro su Twitter: «Sui rimborsi si passi ai fatti. Serve una buona legge. Intanto l’Italia dei valori è pronta alla raccolta firme per referendum e proposta di legge d’iniziativa popolare». Poiché è assai improbabile che l’accelerazione di ABC sulla legge sui partiti includa subito una riforma di dettaglio dei finanziamenti ai medesimi, comunque vada a finire, l’Idv non rinuncerà alla campagna referendaria per l’abolizione dei rimborsi elettorali. Per una questione di tempi (nel 2013 ci saranno le elezioni, prima serve tempo per raccogliere le sottoscrizioni – Di Pietro ne vuole un milione – e per il vaglio definitivo della Consulta) il referendum si celebrerebbe nel 2014. Una scossa alle forze parlamentari per cambiare radicalmente il sistema. A spiegarlo è il capogruppo dell’Idv alla camera Massimo Donadi che esclude un atteggiamento pregiudiziale da parte del partito di Tonino: «Dipende però se i partiti mostreranno coraggio o si terranno sul basso profilo, con operazioni di maquillage».
Per coraggio l’Idv intende tre cose: 1) i controlli, nello specifico da parte della Corte dei conti, e di merito; 2) una stretta sull’entità dei rimborsi ritenuti eccessivi: i dipietristi sono per dimezzarli; 3) previsioni stringenti di forme di democrazia interna come condizione di accesso alle risorse pubbliche. In realtà, dice Donadi («ma lo dovrà valutare il partito»), l’Idv potrebbe non mettersi di traverso anche se solo due su tre dei punti Idv venissero affrontati («a fondo») e se ci fosse un impegno netto, con tempi e percorsi definiti ad affrontare a breve la riforma dei rimborsi. In questo caso potrebbe esserci anche un via libera alla procedura legislativa in commissione (serve il sì di tutti i capigruppo o la firma degli otto decimi dei membri), ma non uno stop alla campagna referendaria. Che se poi il partito valutasse l’intera operazione «un maquillage » partirebbe a maggior ragione a tamburo battente, prendendo in pieno il vento che spira contro la casta.
E se Di Pietro mostra ancora il volto attendista, i radicali – storici titolari della battaglia contro il finanziamento pubblico che in autunno avvieranno la raccolta firme per un referendum abrogativo – partono subito lancia in resta. Con Pannella («il pasticcio ABC è già crusca per porci»), e con Maurizio Turco, titolare di una proposta di legge sul tema, che spiega: «Trattare questioni elettorali in commissione in sede legislativa è anticostituzionale. Ma poi non vedo l’urgenza di farlo: fra poco arriveranno i rimborsi relativi alle precedenti tornate elettorali. La riforma riguarderebbe le prossime, allora c’è tutto il tempo per lavorarci e per fare un dibattito pubblico, chiaro, alla luce del sole. E così chi ne è convinto avrebbe la possibilità si spiegare compiutamente perché pensa che ai partiti debbano arrivare risorse pubbliche».
Intanto ieri si sono susseguiti contatti fra i tecnici della maggioranza che si vedranno nel pomeriggio (e, in caso di semaforo verde, in serata Bersani, Alfano e Casini potrebbero recarsi da Monti). Ci saranno Corsaro e Crimi per il Pdl, Della Vedova e D’Alia per il Terzo polo, Misiani per il Pd.
L’idea rimane quella di un articolato breve in cui i punti fermi su cui è possibile un accordo sono la trasparenza, i controlli (Corte dei conti, da vedere le società indipendenti), le sanzioni. Sullo status dei partiti l’Udc spinge per definirlo subito, il Pdl nicchia. E sui rimborsi (qui le idee sono molto differenti), la questione pare troppo complessa per essere affrontata in poco tempo. Il problema potrebbe essere risolto prendendo un impegno preciso ad affrontare a ruota, subito dopo, le regole di finanziamento.
© 2012 Europa. Tutti i diritti riservati
SU