Intervista a Emma Marcegaglia: Marcegaglia: "Io imparziale affari con Eni solo in passato"

Dalla Rassegna stampa

«Non ho alcun conflitto di interessi», dice Emma Marcegaglia, presidente in pectore dell’Eni. Parla da Londra dov’è per lavoro con il fratello Antonio, lui presidente e amministratore delegato del gruppo di famiglia, Marcegaglia; lei, vicepresidente e amministratore delegato. La Marcegaglia è stata la prima donna a guidare la Confindustria. Oggi è anche presidente della Business Europe, cioè dell’associazione degli industriali europei, e della Luiss l’Università della Confindustria. Andrà a presiedere il più grande gruppo industriale italiano, con più di 70 mila dipendenti e che realizza utili per oltre cinque miliardi. Non avrà deleghe operative ma solo una funzione rappresentativa. Anche per questo dice di aver accettato. Altrimenti avrebbe dovuto lasciare il lavoro in azienda a Gazoldo degli Ippoliti in provincia di Mantova. Ma da più parti si è sollevato il tema del potenziale conflitto di interessi per gli intrecci che possono esserci o potranno sorgere tra le due aziende.

Lei si dimetterà dagli incarichi nell’azienda familiare?
«Assolutamente no, come ho detto anche quando sono stata contattata per la presidenza dell’Eni. Ma il mio gruppo non ha alcun rapporto d’affari con l’Eni, come hanno verificato prima le società di cacciatori di testa e poi il Comitato di garanzia presso il ministero dell’Economia».

È difficile credere che un gruppo come il suo che realizza tubi d’acciaio e consuma tantissima energia per produrre non abbia alcun rapporto con l’Eni.
«Non siamo né fornitori, né clienti dell’Eni».

Scusi, e chi vi fornisce l’energia?
«Da otto anni, forse più, abbiamo un contratto con Edison. Se vuole le mando le bollette. E poi non confondiamo un’azienda che produce acciaio con un impianto siderurgico».

Cosa vuole dire?
«Che i veri energivori sono i siderurgici per i quali la voce energia rappresenta non meno del 15 per cento dei costi totali. Per noi è diverso: il costo dell’energia non va oltre l’1 per cento. Sui nostri costi di produzione incide molto di più la voce trasporti, i treni, le navi».

La sua azienda produce tubi d’acciaio. Non fornite l’Eni?
«No perché l’Eni ha bisogno di tubi di grande condotta e noi non li facciamo. Noi produciamo tubi di dimensioni inferiori».

Nel passato avete avuto rapporti con l’Eni?
«Nel passato sì».

Tanto che nel 2008 suo fratello Antonio ha patteggiato per una vicenda di tangenti pagate, per appalti, a un manager di Enipower. Questa storia non rischia di pesare sulla sua prossima presidenza?
«È una vicenda che risale a più di dieci anni fa. Non vedo le connessioni».

Riguardava la sua azienda e il gruppo petrolifero che andrà a presiedere. Questo non le sfuggirà.
«Non riguardava il gruppo Marcegaglia, bensì una piccola società controllata che è stata anche ceduta e forse non c’è nemmeno più. In quella vicenda io personalmente non ho avuto alcun coinvolgimento da nessun punto di vista».

Intanto in contemporanea con la sua nomina, è stata annunciata la chiusura dello stabilimento Marcegaglia Buildtech di Milano che produce pannelli per l’edilizia industriale.
«Non è una chiusura di attività, bensì un trasferimento di azienda».

 

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