Intervista alla grande storica, segretario perpetuo dell’Académie Française, che predisse il crollo dell’Urss, Carrère d’Encausse: «L’Occidente sbaglia su di lui: non vuole l’impero ma recuperare le perdite russe»

Dalla Rassegna stampa

«La mia opinione esce fuori dal coro, lo so», dice per prima cosa Hélène Carrère d’Encausse, seduta nel salone con vista sull’Académie Française della quale è segretario perpetuo (ci tiene al maschile). Discendente da aristocratici russi, nata a Parigi nel 1929 con il cognome georgiano di Zourabishvili, la grande storica fu la prima a ipotizzare la fine dell’Urss già nel 1978 con il saggio «Esplosione di un impero?» edito in Italia da e/o. La sua autorevolezza di studiosa è indiscussa. Il suo giudizio indulgente verso la Russia di Putin la rende «estranea alla corrente di pensiero dominante», come dice lei stessa.

Non crede a un Putin sempre più radicale?
«No. Putin è un pragmatico che approfitta delle situazioni. Ha avuto l’opportunità di prendere la Crimea, ma non ha cominciato lui. Ci sbagliamo su molte cose: innanzitutto Putin non vuole affatto ricostituire l’impero sovietico, ma solo recuperare un certo numero di perdite russe».

Kiev accusa Putin di volere la terza guerra mondiale.
«E un uomo più prudente di quel che sembra. La vicenda dell’Ucraina non l’ha creata certo Putin, le manifestazioni in piazza Maidan a Kiev sono cominciate da sole, e la parte orientale dell’Ucraina è davvero filorussa. Putin può essere tentato, dopo la Crimea, di prendere anche il corridoio di Donetsk per assicurarsi la continuità geografica, ma mi sembra che esiti. L’Europa dovrebbe trattare con Kiev e Mosca, senza lasciarsi influenzare troppo dagli Stati Uniti e dalla Nato».

Parigi ha una retorica dura dei confronti del Cremlino.
«A parole, ma la Francia sa condurre una politica sottile. La vendita a Mosca delle due navi da guerra Mistral per esempio non è stata cancellata ma solo rinviata a ottobre. L’Europa è divisa tra i Paesi fondatori più equilibrati e i nuovi arrivati, come Polonia e Stati baltici, che sono troppo filoamericani e anti russi e rendono più estrema la posizione di Bruxelles».

Crede che la Russia sia una democrazia?
«Il governo russo è autoritario: Putin considera che date le dimensioni del Paese e il suo passato, con una corruzione spaventosa, l’autorità sia necessaria. Secondo Putin un grande Paese come la Russia può cercare una sua variante nazionale della democrazia, ancorata alla sua tradizione».

Poi c’è la famosa frase sulla fine dell’Urss «più grande catastrofe geopolitica del XX secolo».
«Fa comodo interpretarla come un’espressione di rimpianto, ma significa non avere capito nulla. Se non si è letto Solgenitsin non si può capire, se non si è letto Kliucevski su Pietro il Grande non si può capire. È vero, la fine di un impero è una catastrofe, è un terremoto».

Lei ha incontrato Putin? È conscio dell’immagine mediocre di cui gode in Occidente?
«L’ho incontrato per la prima volta nel 2000, al Cremlino, su suo invito, quella è la foto (Hélène Carrère d’Encausse indica una cornice sulla libreria, ndr). Quanto all’immagine, credo che Putin sia male consigliato. Si è contornato di consiglieri cresciuti in epoca sovietica che a un certo punto devono avergli suggerito di mostrarsi come il leader intrepido che pesca a torso nudo».

Anche questo culto della personalità sciocca gli europei.
«E dire che Putin ammira Pietro il Grande, che certo non ha mai mostrato i muscoli. C’è piuttosto una certa influenza di Silvio Berlusconi, verso il quale prova vera amicizia. Putin è convinto di non potere permettersi uno stile da gentile democratico, perché si troverebbe ridotto al rango di un presidente ceco o polacco, mentre lui è il capo della grande Russia e questo comporta delle responsabilità diverse».

Come giudica la società russa di oggi? Putin ne è l’espressione?
«I russi, parlo della nascente classe media e non degli oligarchi, chiedono ordine, fiducia nel futuro. Sono terrorizzati da un ritorno al passato, altro che nostalgia dell’Urss. Si sono comprati la casa dove vivono, l’automobile, hanno cominciato a viaggiare, ma tutto è recente e precario. Fino a 25 anni fa erano separati dal mondo, hanno paura che le porte si richiudano. Putin sa rassicurarli».

 

© 2014 Corriere della Sera. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK

Ti potrebbe interessare anche:

Dichiarazione di Valerio Federico, Tesoriere di Radicali Italiani: "Gli stati nazione hanno fallito nel governo dei grandi fenomeni in corso quali l’immigrazione, le crisi economico-finanziarie, i cambiamenti climatici e il terrorismo internazionale. Il regionalismo italiano ha prodotto spesa...
Sabato 8 ottobre a Roma alle ore 16 ci ritroveremo in Piazza Mazzini e marceremo fino a Castel S. Angelo per un società aperta e per lo Stato di Diritto, con Emma Bonino, insieme ai rappresentanti di molti popoli oppressi nel mondo. Con questa iniziativa vogliamo porre l’attenzione sul pericoloso...
Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, e Alessandro Capriccioli, segretario di Radicali Roma   "L’emendamento della maggioranza sulle concessioni balneari, presentato nell’ambito del decreto enti locali, è dannoso poiché espone l'Italia al rischio di una nuova...