Int. a S. Scarpellini - «Montecitorio con noi risparmia»

«Non credo che la Camera scinderà il contratto di locazione di palazzo Marini. E anche se lo facesse, affitteremmo quell'immobile ad altri clienti». Sergio Scarpellini, classe 1937, tra i maggiori immobiliaristi e costruttori romani, rompe il suo riserbo e risponde alle domande del Sole 24 Ore Roma. A partire dalle accuse, mosse dai radicali, di contratti vantaggiosi stipulati con la Camera per l'affitto dei quattro palazzi Marini, a due passi da Montecitorio: 44.500 metri quadrati con 614 lussuosi uffici per i deputati "semplici" (senza incarichi istituzionali all'interno della Camera), 6 sale conferenze, 4 buvette e una mensa da 1000 pasti giornalieri.
Una lunga gavetta alle spalle («Ho iniziato a lavorare a 12 anni per un fornaio al Pigneto»), Scarpellini vanta una decennale esperienza nell'acquisto e nella locazione di edifici alle istituzioni («mi contattò per la prima volta nel 1987 Amintore Fanfani e trattai l'acquisto dell'ex albergo Bologna, dato poi in locazione al Senato»). Oggi guida un gruppo (capofila la Immobilfin) con un fatturato di 88 milioni e 532 addetti (più 700 nell'indotto). E ha un rimpianto: la politica («Se avessi 60 anni scenderei in campo per difendere con serietà gli interessi degli imprenditori»).
I radicali denunciano le cifre spropositate pagate dalla Camera a una società del suo gruppo, la Milano 90, per l'affitto e i servizi dei Palazzi Marini: oltre 560 milioni a partire dal 1997, 54 milioni quest'anno. Come replica?
Le cifre al netto dell'Iva e calcolate in maniera corretta sono diverse. Quest'anno la Camera pagherà circa 41 milioni per i 4 palazzi. Il canone d'affitto vale 26 milioni, ed ha un parere di congruità dell'agenzia del Demanio. Il resto è costituito dai costi di pulizia, assistenza, portierato ai piani con commessi specializzati, manutenzione e pronto intervento ecc. Senza contare la mensa per la quale è previsto un rimborso a parte di 13,7 euro a pasto.
Perché non è mai stata fatta una gara per i servizi?
Perché il global service chiavi in mano è parte essenziale dell'accordo, con i vantaggi relativi per la Camera.
A quali vantaggi si riferisce?
Confrontando i costi del contratto global service con quelli chela Camera avrebbe sostenuto aderendo alla convenzione Consip, Montecitorio ha risparmiato in 12 anni oltre 67 milioni. Per non parlare dei costi che la Camera dovrebbe affrontare se al posto dei miei 400 dipendenti assunti con il contratto alberghiero utilizzasse suo personale. Un commesso della Camera guadagna almeno 3 volte di più.
La Camera sembra orientata a dismettere gli uffici dei palazzi Marini, dal 1° gennaio 2012. Preoccupato?
No, perché i ricavi della locazione di palazzo Marini sono una piccola parte del nostro business. Comunque non credo che la Camera rescinderà il contratto d'affitto dell'unico dei 4 edifici, il cosiddetto Marini 1 (tra piazza San Claudio e via del Tritone), per il quale è possibile recedere anticipatamente (gli altri contratti scadono rispettivamente nel 2016, 2017 e 2018, ndr). Mettendo a rischio il posto di lavoro di un centinaio di persone.
Eppure la Camera ora vuole acquistare un edificio in centro. Quanto le costerebbero i palazzi Marini?
Tutto il complesso vale circa 700 milioni. Ma la Camera poteva acquistare palazzo Marini già nel 1999. Non l'ha fatto perché i pareri legali acquisiti all'epoca evidenziavano che non era conveniente acquistare.
Perché l'opzione di recesso anticipato dal contratto di affitto di 18 anni (9+9) non è stata prevista anche per gli altri tre palazzi Marini?
Perché 18 anni sono il tempo minimo per ammortizzare il costo sostenuto per ristrutturare, arredare e personalizzare i palazzi in base alle esigenze della Camera.
Alla Milano 90 è stato affidato dalla Camera anche il servizio informatico di assistenza ai deputati?
No. È un servizio che forniamo al Consiglio di Stato, ma non abbiamo il know how per gestirlo alla Camera.
Quali sono gli altri vostri inquilini eccellenti?
Tra i tanti, il Comune di Roma, perla sede in via delle Vergini e il Tar a via Flaminia. E c'è un partito politico interessato a prendere in affitto gli uffici di un nostro palazzo a via Poli.
Dai bilanci risulta che ha finanziato tutti i partiti, dai Ds alla Lega. Come mai?
Operazioni trasparenti, per venire incontro alle richieste di contributi fatte soprattutto sotto elezioni. Ma è una cosa che non mi scandalizza. Anche negli Usa le lobby finanziano i partiti alla luce del sole.
Si è confrontato sia con Veltroni che con Alemanno. Quale dei due sindaci l'ha convinta di più?
Alemanno mantiene le promesse. Veltroni no. Ci ha fatto spendere 5 milioni per la riqualificazione delle officine Marconi, ma poi il progetto è rimasto a metà.
Il Tesoro cerca una sede in centro per il nuovo Polo delle Finanze. Ha qualcosa da offrire?
Si. Nel nostro portafoglio c'è un edificio di 32 mila metri quadrati in centro particolarmente adatto allo scopo.
È proprietario anche di 130 ettari sull'Aurelia dove dovrebbe sorgere il nuovo stadio della Roma. Come procede l'operazione?
Potremmo cedere i terreni in cambio di cubature per uffici, negozi e appartamenti da realizzare attorno al nuovo stadio. Ed entrare nella cordata di imprenditori che costruiranno l'impianto. Ma l'operazione si è fermata in attesa della legge sugli stadi.
I cantieri nella centralità della Romanina sono al palo. Anche perché mancano i fondi per prolungare la metro A da Anagnina. Situazione senza uscita?
L'iter è stato lunghissimo. Ho comprato i terreni nel 1990, ma per cantierare l'area serviranno almeno altri 2-3 anni. Stiamo lavorando all'accordo di programma che prevede un incremento di cubature, rispetto al milione attuale, in cambio di 50-60 milioni per costruire la città della musica, Fonopoli, e la metro.
Ma per prolungare la metro A fino alla Romanina servono 350 milioni....
Quella era la cifra per la metro sotterranea. Oggi in agenda c'è una metro di superficie con un costo molto inferiore. Ma serviranno anche fondi pubblici.
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