Int. a M. Pannella – Questo sputo di democrazia

Aspetti che conto, ho il «raccoglisputi» qui con me. Una dozzina, direi.
Sputi di italiani brava gente. E dico brava gente davvero, senza ironia. Brave persone in buona fede che non sanno quello che dicono, né quello che fanno.
No. Urlavano che i radicali avevano salvato Silvio Berlusconi, gridavano che eravamo perfino stati al governo, con Berlusconi: tutte balle, cazzate di cui hanno piena la testa. E il cuore, per quanto sinceramente.
Qualcuno gliele avrà pur messe in testa, queste balle sincere.
Gli italiani brava gente erano usciti male dal periodo fascista. Dopo oltre 60 anni di partitocrazia democraticista, sono messi peggio di allora.
Stanno un po' meglio.
Stanno molto peggio.
Pannella, non faccia ragionamenti astrusi. Alcune cose sono chiare: ogni avversario è di nuovo un nemico grazie al nuovo vocabolario che produce gli sputi, i quali producono i sampietrini e poi gli assalti. Vogliamo parlare dell'ipocrisia in cui stiamo navigando?
Dell'ipocrisia? Ne ho le palle piene, l'ipocrisia mi piace, l'ipocrisia è una buona cosa. Di ipocrisia come terribile peccato si parla solo nel linguaggio comunista e in quello all'iraniana. Non è l'ipocrisia il problema, sono il male e il bene.
Cioè l'assenza di diritto è il male, il massacro dello stato di diritto è il male, la flagranza criminale partitocratica che ogni giorno lo uccide è il male. Bene è rivoluzionare tutto questo, fare la rivoluzione liberale che ripristina il diritto, riforma la giustizia, parla di amnistia e di ciò che significa, ecco la cosa più temuta dal regime. Le vorrei ricordare una cosa.
Come si chiamavano i nazisti? Nazionalsocialisti. Ricordi bene, nazionali e socialisti. Sei anni prima, Benito Mussolini era stato il più amato dei riformisti. Il fascismo è nato perché il socialismo era il mito vincente. Oggi c'è la democrazia, e il rischio maggiore che corre la democrazia, per cui può essere abbattuta, è il democraticismo. Vale a dire l'involucro di una democrazia privato del suo pieno. E le ricordo un'altra cosa.
Prego.
Che Mussolini prese il potere utilizzando al meglio le 45 mila radio esistenti in Italia: 45 mila, in tutta Italia. Mentre gli sfascisti di ora, i democraticisti di ora, tutti, da Nichi Vendola ad Antonio Di Pietro, a Pier Luigi Bersani, a Berlusconi, tutti, nessuno escluso, hanno bisogno di 4 milioni e mezzo di radio per fare molto danno, ma ancora non hanno vinto. Ci tengono fuori, sanno che siamo noi il loro vero pericolo.
Basterebbe dare voce a voi radicali...
Rida pure. Ma sono una puttana, io. Batto i marciapiedi, io. Conosco la strada. E le dico questo: se fossi un normale cittadino di sinistra, di quelli della parte buona del corteo, passerei la giornata a sputarmi in faccia da solo, sarebbe la più onesta conseguenza per quello che so, che ho sentito e che ho letto. Per questo non ce l'ho con loro. Ma aggiungo dell'altro: che gli italiani brava gente, quelli fatti così, arrivano a malapena a essere il 10 per cento del Paese. Il 90 per cento che resta non la pensa in quel modo. La maggioranza silenziosa è diversa, ha la nostra stessa ragionevolezza. È ancora quella che ci diede, nella sorpresa di chi credeva di sapere, le maggioranze schiaccianti su divorzio e aborto. Lei rida, ma noi rappresentiamo la concretezza possibile della democrazia. E il regime lo sa.
Non ha appena chiesto asilo politico in Mongolia?
Più tardi non lo escludo.
Che stampa è quella degli agitatori che stimolano le peggiori inquietudini sul futuro dei giovani, avendo ben garantito il proprio, di futuro?
Lei mi parla della stampa, io continuo a risponderle sul regime che macella il diritto e che non ha nessuna intenzione di interrompere il suo crimine.
Non vuole parlare della stampa?
Figurarsi. Ma è più importante rivolgersi prima alle persone perbene.
Chi intende?
Il presidente Giorgio Napolitano.
Capisca che, mentre forse non rientra perfettamente nei suoi compiti occuparsi di economia, vi rientrerebbe senz'altro dichiarare l'urgenza della questione giustizia, del ripristino del diritto costituzionalmente calpestato e del carcere, a partire dall'amnistia.
Poi, nella stampa, restano accoccolati i gestori dei modi e delle parole.
I padroni di quel 10 per cento raggiunto dalla propaganda. Ezio Mauro di Repubblica è il capo dei nazionaldemocraticisti. Sai la novità. Forse non si ricorda più di quando parlavo di P38, P2 e P-Scalfari? Le cose non sono cambiate, da allora. E i fatti di Roma sono lì a dimostrarlo. L'ultimo direttore del Corriere della sera è stato Piero Ottone, un borghese troppo amante della vela, forse, ma che faceva scrivere Pier Paolo Pasolini. Paolo Mieli, lasciamo stare. Ferruccio de Bortoli è un chierichetto. Franco Di Bella, d'altra parte, era sì iscritto alla P2, ma dovremmo tutti ricordare il particolare che, quando veniva a Roma, aveva la sua stanza di lavoro in via delle Botteghe Oscure, gentilmente fornita dal Partito comunista italiano.
Tutti nazionaldemocraticisti. Vale a dire quelli che spalancheranno le porte alla dittatura prossima ventura?
E, gratta gratta, con qualche nazionalliberista. Produttori di disastro.
In che senso?
Chi pretende di dirigere il Paese assumendo lo stato nazionale come parametro, produce disastri. Nessuna persona ragionevole può pensare di governare i fenomeni geopolitici con gli stati nazionali. Lo ripeteva Altiero Spinelli: saranno l'estremo ricorso dei reazionari contro la necessità degli Stati uniti d'Europa.
Nella situazione antidemocratica italiana fa piangere. Sennò farebbe ridere.
Appunto.
Ripristinando una libertà di espressione che la Costituzione garantirebbe e che il regime nega programmaticamente. Agli italiani e a noi.
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