Int. a E. Bonino - "Polverini non dica che ignorava tutto"

Dalla Rassegna stampa

 

Onorevole Bonino, lunedì l'aula della Regione sembrava il palcoscenico di una tragedia greca, con il grido di dolore della governatrice Polverini...
«Posso dire che mi pare una tragedia annunciata. Bastava vedere le proposte fatte dai consiglieri radicali Rossodivita e Berardo, puntualmente respinte in questi 3 anni» aggiunge Emma Bonino «per essere perfettamente informati di tutte le zone opache per non dire di peggio della Regione, che esplodono adesso semplicemente perché i radicali hanno fatto un'operazione trasparenza per quanto li riguarda, con un risultato ovvio: l'opacità altrui è divenuta pubblica e finalmente oggetto di indagine. C'è da chiedersi dove siano stati i giornalisti finora. Anche loro non si sono accorti delle proposte radicali in questi anni, né hanno mai brillato per curiosità professionale»

 

In realtà i giornalisti hanno lavorato sodo sugli scandali. Ma era inevitabile che la maggioranza di Centrodestra producesse un quadro così?
«Temo che, ostriche a parte, la questione non sia confinabile a questa maggioranza. La voracità oscura dei partiti anche in fatto di nomine mi sembra ampiamente trasversale. E non solo laziale. Si pensi alle vicende della Lombardia e del suo presidente Formigoni: consiglio la lettura de "La casta invisibile delle regioni" libro inchiesta di Pierfrancesco De Robertis. Raccapricciante».

 

Basteranno le misure draconiane della Polverini?
«Troppo tardi, con l'aggravante del "non sapevo", cosa incredibile considerando che ad esempio le esorbitanti spese del Consiglio stanno scritte nei bilanci della giunta Polverini approvati dalla sua maggioranza».

 

Che cosa pensa del discorso della governatrice, che ha toccato anche tasti molto privati, come il suo tumore?
«Che io continuo a pensare che il personale è politico, ma il privato non è pubblico».

 

Che cosa serve alla politica per cambiare strada? Bastano i tagli?
«Tagli, trasparenza, dimissioni. Mi sembrano questi i tre passi minimi e indispensabili anche se non sufficienti. Ma attenzione: quando dico trasparenza mi riferisco non tanto all'anagrafe patrimoniale degli eletti che già c'è, ma alla trasparenza dei flussi finanziari, alla questione delle nomine, alle aziende partecipate della Regione e così via. Non a caso la proposta radicale si chiama anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati. E ai romani dico che, per evitare altre prossime tragedie annunciate, meglio andare di corsa a firmare in questi ultimi giorni gli8 referendum di "Roma si muove", uno dei quali riguarda proprio la partitocrazia e i suoi finanziamenti».

 

Quali sono le proposte dei Radicali per rendere la Regione Lazio impermeabile a fenomeni di corruzione?
«In questi anni ne abbiamo avanzate e praticate in solitario a iosa: dai bilanci pubblici dei gruppi consiliari con controlli esterni , ai bilanci delle Asl, che non solo non sono pubblici, ma neppure approvati e che sono due terzi circa del Bilancio».

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