Int. a E Bonino - «L'Euro non basta serve la federazione politica»

Dalla Rassegna stampa

Il problema è che in assenza di quello che Altiero Spinelli nel Manifesto di Ventotene chiamava, "Gli Stati Uniti d'Europa", cioè il governo di quei grandi settori che sono l'Economia, la Politica estera e la moneta, di fronte a questa crisi stanno cadendo tutti i tabù. Il no-bail-out degli Stati membri, il ruolo della Bce, l'emissione di eurobond per rimpiazzare titoli nazionali: avviene tutto sotto la pressione degli eventi, senza una meta finale». Emma Bonino, da federalista radicale, quale è, canta fuori dal coro.

La crisi mette tutti di fronte alle proprie responsabilità, Europa compresa?
«È evidente: quello che manca è l'assunzione di responsabilità di un ministero delle Finanze europeo. La meta a cui bisogna tendere è l'unione politica, una federazione europea. Non basta l'unione monetaria, c'è bisogno di un'unione politica e per far questo ogni Stato-deve essere disposto a cedere un po' della propria sovranità in maniera egualitaria, perché se i governi non trasferiscono all'Ue alcune loro funzioni non possono esserci né Tesoro né finanza europei. Dobbiamo recuperare questo ritardo di 50 anni».

Lei non solo non è tra coloro che denuncia il commissariamento dell'Italia, ma denuncia la mancanza di un "sovragoverno".
«Invece di piangere per la sovranità nazionale persa - vorrei ricordare che per il "commissariamento" sono passati già Grecia e Spagna -, a me viene da dire "meno male". Meno male che c'è qualcuno che corregge le nostre cantonate e i nostri endemici ritardi. Invece di avere un governo "tecnico" con sedi sparse, sintetizzando al massimo quello che ha detto Mario Monti in un suo editoriale, tanto vale averne uno politico a livello federale a Bruxelles con un mandato e dei poteri circoscritti per legge. Bisognerebbe fare di questa debolezza che oggi è sotto gli occhi di tutti una forza creando un'unione politica».

Ma nell'immediato urgono interventi a livello europeo e nazionale.
«Urgono interventi che qui in Italia si sarebbero dovuti fare da tempo».

Il governo intende anticipare la manovra. Basterà questo?
«Iniziamo con il dire che quella manovra - che fissava per ragioni elettorali il pareggio al 2014 e che oggi dietro la spinta dell'Europa ha anticipato al 2013 - non contiene un solo elemento per la crescita, nessuno spiraglio per le liberalizzazioni delle corporazioni. Tutto è fermo a quello ché fece Bersani. La riforma forense presentata al Senato è addirittura più corporativa di quella esistente».
 

Si parla di un decreto che dovrebbe contenere misure aggiuntive.
«Aspettiamo di vedere di cosa si tratta. Dopo il discorso privo di contenuti fatto da Berlusconi alle Camere, la successiva riunione con le parti sociali in cui non ha concluso nulla e la conferenza stampa di venerdì sera, è meglio non fare previsioni. Non voglio speculare su quello che dirà il governo giovedì, ma è chiaro che dovrà venire con proposte articolate perché finora ha dato i "titoli". Adesso vorremmo conoscere i sottotitoli».

Nei "titoli" e "sottotitoli" dovrebbero esserci le pensioni...
«In nome di un patto generazionale di cui ha parlato anche Monti - non sono contraria, e l'ho sostenuto anche a livello femminile, ad aumentare l'età pensionabile. Ma così, in questo modo e ora, non serve a nulla: né ai giovani, né alle donne né all'accesso al mercato del lavoro. Servirà soltanto a tappare qualche mega buco come è successo con i 4 miliardi di risparmio di adeguamento delle pensioni sul pubblico: dovevano essere destinati all'occupazione femminile e invece con la manovra sono spariti».

Bonino, lei è contraria ai governi tecnici e a quelli di emergenza nazionale. Va bene questo?
«Questo è un governo debole ma la gravità delle crisi politica in cui versa questo Paese non si risolve con i cosiddetti governi tecnici, che non so bene come siano perché comunque devono essere sostenuti da una maggioranza parlamentare. Penso che non ci siano scorciatoie, noi abbiamo un problema di fondo, sarà anche un'analisi tutta radicale, ma la mancanza di uno Stato di diritto e di legalità fa sì che si creano leggi per poi violarle. Qui dobbiamo tentare di spegnere l'incendio ma non serve l'artiglieria di Palazzo usata finora».

E come si spegne l'incendio?
«Non ho la ricetta magica. Credo, come ho già detto che sia necessario affrontare la questione europea da una parte, e dall'altra che sia necessario un intervento a livello nazionale. Vorrei usare un termine, "rivoluzione", perché non è più tempo di aggiustamenti in un Paese dove non tiene più niente. Non tiene la la legge elettorale, non c'è giustizia, non c'è legalità. Questo è il nostro dramma».

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