Illegali i manifesti su "Zingaropoli"

Avevano tappezzato Milano di manifesti in cui assicuravano che, in caso di vincita di Pisapia alle comunali del 2011, la città si sarebbe trasformata in una «zingaropoli» con la «moschea più grande d'Europa». Termini ricorrenti in tutti i comizi dell'allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi e dell'ex leader della Lega Umberto Bossi, scesi personalmente in campo a sostegno del sindaco uscente Letizia Moratti. Oltre ad aver tappezzato Milano con le affissioni che prospettavano l'invasione dei rom, avevano ribadito il concetto nell'"Appello per Milano", diffuso via Internet e tramite lettere spedite a casa degli elettori, arrivando addirittura a prefigurare l'avvento di una «Zingaropoli islamica». Per tutto questo il giudice Orietta Micciché ha accolto il ricorso del Naga, storica associazione di volontariato per i diritti degli stranieri, nella causa civile intentata nei confronti di Lega Nord e Pdl. I due partiti, sconfitti alle elezioni nonostante la campagna martellante giocata soprattutto su questi temi, sono stati condannati per «condotta discriminatoria», con l' obbligo di pubblicare a loro spese il dispositivo dell'ordinanza che bolla come «discriminatori» temi, parole ed argomenti della campagna elettorale impostata sullo slogan di "Zingaropoli".
Il «neologismo - secondo il giudice - ha valenza chiaramente dispregiativa in quanto i gruppi etnici zingari vengono utilizzati come elemento di negatività e da rifuggire». Il giudice richiama i principi costituzionali di garanzia dei diritti inviolabili dell'uomo, di uguaglianza e della pari dignità sociale di tutti i cittadini, violati da chi in comizi e manifesti ha usato con disprezzo la declinazione della parola "zingaro" riferito a persone «senza fissa dimora, trascurate, in condizioni di scarsa igiene, che trae sostentamento da attività illecite». Il magistrato sottolinea che «emerge con chiarezza la valenza gravemente offensiva e umiliante di tale espressione che ha l'effetto non solo di violare la dignità dei gruppi etnici sinti e rom, ma altresì di favorire un clima intimidatorio e ostile nei loro confronti». Canta vittoria il Naga, attraverso il presidente Pietro Massarotto, avvocato: «Per la prima volta in Italia c'è un provvedimento giudiziario che condanna dei partiti politici per discriminazione. È un messaggio molto chiaro contro la normalizzazione dell'emarginazione e delle pratiche di esclusione sociale a cui purtroppo siamo stati abituati».
Indignato è invece Matteo Salvini, eurodeputato e segretario regionale lombardo della Lega Nord: «Ma dove vive certa gente? Gli unici discriminati sono i milanesi che vivono nelle vicinanze dei campi rom o che ci litigano quotidianamente in metropolitana, sugli autobus o ai semafori. Sarebbe gradito se qualche giudice minorile avesse un'ora di tempo libero per una visita in qualunque campo rom per verificare le condizioni di sopravvivenza e sfruttamento dei bambini da quelle parti. La sentenza di oggi non può che incitare la Lega Nord e tutta la gente per bene a continuare a lottare perché cessino abusi e violenze». Replica l'assessore al Welfare Majorino: «Mi pare bello che la giustizia chieda che sia rispettata la dignità dei popoli, anche se questo non significa che ci sono dei problemi sul territorio, che vanno risolti».
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