Guerra in Siria e ingresso nella Ue il turco Gül cerca l’aiuto dell’Italia

È da ieri fino a dopodomani in Italia, tra Roma e Firenze, il volto migliore del regime turco, il presidente Abdullah Gül che viene dalle file del partito islamico Akp del premier Erdogan ma ne rappresenta il braccio moderato e dialogante. Economista, Gül è stato ministro degli Esteri e ricambia ora la visita del novembre 2009 del presidente Napolitano in Turchia. Aprirà tra l’altro il Business Forum italo-turco, occasione importante di confronto nel momento in cui anche la Turchia è pressata dalla crisi economica, con una perdita del 30% del valore della lira da metà del 2013, e si dibatte nella "Tangentopoli di Istanbul", un ciclone giudiziario che ha già portato alle dimissioni di 4 ministri e lambito la famiglia Erdogan. Né va meglio sul fronte dei rapporti coi Paesi vicini. Con Iran, Israele e Siria, in particolare, Ankara ha una relazione burrascosa. Erdogan è volato ieri sera a Teheran proprio per riallacciare un’amicizia fondata sulle forniture di energia iraniane. La scorsa settimana era andato invece a Bruxelles nel tentativo di riaccreditarsi con l’Europa che assiste allibita all’autunno del regime: Erdogan ha infatti reagito agli scandali rimuovendo oltre 4mila dirigenti e funzionari di polizia e più di 120 giudici. E ha puntato l’indice contro l’ex alleato Fetullah Gulen, ayatollah moderato che avrebbe ispirato dalla Pennsylvania, dove vive, il "colpo di Stato". Gulen ieri ha ammonito Erdogan che «non si può insabbiare la corruzione A Roma, nei colloqui con Napolitano il presidente Gül affronterà i temi bilaterali, l’intensa cooperazione economica con l’Italia ma anche, in vista del semestre di presidenza italiana della Ue, il percorso di avvicinamento di Ankara all’Europa che tradizionalmente ha nell’Italia il suo principale alleato.
LA SIRIA
Poi, la crisi siriana. La Turchia, con l’Arabia Saudita e il Qatar, sostiene concretamente i ribelli contro Assad, ed è in rotta di collisione proprio con l’Iran. L’Italia, grazie all’iniziativa del ministro degli Esteri Emma Bonino, ha svolto un ruolo non secondario lanciando l’idea del disarmo chimico in cambio del non intervento e mettendo a disposizione il porto di Gioia Tauro per il trasbordo degli agenti chimici di Assad sulla nave americana dove saranno neutralizzati. Gravi infine le frizioni fra Erdogan e i due paesi forti dell’Occidente: gli Stati Uniti, accusati dal premier turco di fomentare la rivolta al punto di ipotizzare l’espulsione dell’ambasciatore, e la Germania che per bocca del suo ministro degli Esteri, Frank-Walter Steinmeier, ha incitato l’Europa a chiedere che la Turchia «torni allo Stato di diritto».
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