Grazie Pannella

Dalla Rassegna stampa

Per fortuna che Marco c'è. È impressionante la distanza che corre tra l'iniziativa e la sensibilità di Marco Pannella, "vecchio arnese" della politica italiana, e il modo di comportarsi e di pensare del "giovane" ceto politico - per esempio quello del Pdl, o del Pd, o quello che siede al governo - oppure del giornalismo o dell'intellettualità. Da anni il ceto politico italiano non è in grado di proporre una idea, di aprire una battaglia politica ragionevole. Il giornalismo e l'intellettualità sono schiacciati dalle polemiche sul sesso, o sul gossip, oppure sono in cerca di iniziative giudiziarie in grado di danneggiare l'avversario e di supplire alla propria mancanza di pensiero. L'intera classe dirigente di questo paese si dimostra, persino con orgoglio, priva di qualunque idea e anche robustamente ostile alla stessa idea di poter avere qualche idea.

E alla fine è lui, ormai ottantenne, il discolo che negli anni Sessanta sosteneva l'obiezione di coscienza antimilitarista, negli anni Settanta sosteneva il diritto al divorzio e poi all'aborto, negli anni Ottanta si batteva contro la partitocrazia e la sottomissione della Rai ai partiti, negli anni Novanta chiedeva la riforma del nostro sistema istituzionale, è sempre lui, il vecchio Pannella, il capo del più antico e del più piccolo dei partiti italiani, a buttare sul tappeto i problemi enormi e veri e misconosciuti del nostro tempo.

Le carceri. Beh, non gliene importa niente a nessuno delle carceri. Il fatto che nel corso di questa calda estate le celle saranno piene all'inverosimile, e che in alcuni penitenziari i detenuti dovranno fare a turno per mettersi seduti, il fatto che più della metà dei prigionieri è in attesa di giudizio, ma non può attendere il giudizio a casa propria, il fatto che più della metà di questi detenuti in attesa di giudizio a termine dell'iter giudiziario risulterà innocente, il fatto che i giudici dispongano di un potere mostruoso, che modifica la vita di migliaia e migliaia di persone - e spesso la rovina senza ragione - e che non siano chiamati a rispondere dei loro eventuali errori, il fatto che piccoli reati di scarsissimo impatto sociale e di nessun valore etico - come persino il consumo di droghe o piccolissimi furti, o lo stesso essere cittadini stranieri senza permesso - siano ferocemente puniti con mesi e mesi di galera... tutti questi fatti messi insieme contano mille o duemila volte meno di uno scoop su Lele Mora o degli incomprensibili colloqui a occhio abbastanza innocui - tra un tal Bisignani e parte del mondo politico italiano.

Il problema delle carceri oggi è uno dei grandi problemi italiani. È una gigantesca questione di civiltà. E voi sapete bene che questo giornale lo grida ai quattro venti da molto tempo. E chiede che il problema sia affrontato, con nuovi indulti, con amnistie e soprattutto con una robustissima depenalizzazione che si muova nella prospettiva di una graduale abolizione del carcere, istituzione obsoleta, violenta, persecutoria e di sopraffazione.

Sapete anche che le righe che noi scriviamo servono a pochissimo. Non ci dà retta quasi nessuno. E soprattutto non ci dà retta la sinistra, dalla quale il tema carceri, in genere, è visto come fumo negli occhi. La sinistra italiana è obnubilata dalla nuova passione, quella della legalità, della repressione, dell'esemplarità delle pene. Non se la sente di affrontare il tema delle carceri, anche perché i carcerati non stanno simpatici, in fondo sono una minoranza, o non votano o votano poco.

Per questo diciamo: "meno male che Marco c'è". Perché solo lui ha la forza, il carisma e l'intelligenza per farsi sentire. E anche il coraggio: persino il coraggio fisico, visto che affrontare uno sciopero totale della fame e della sete non è una cosa da niente. Quello che colpisce di più, nelle battaglie di Marco Pannella, è il valore assoluto dei temi che propone e la semplicità dei mezzi con i quali svolge la sua lotta. E esattamente il contrario del degrado della politica al quale assistiamo. Quando i giornali sbandierano la questione morale - mi chiedo - a cosa si riferiscono? La questione morale è nitida solo se si guarda alle battaglie di Pannella: nel suo combattimento e nella sua passione civile c'è molta moralità. C'è nel porre il tema delle carceri e c'è nella limpidità della sua nonviolenza. Nell'ignorare Pannella e i problemi che pone (slegati dalla necessità di controllare i consensi, di "vendere", o di "vendersi") c'è una carica enorme di immoralità.

E dico queste cose anche con un po' di rabbia. Perché ci sono tantissimi aspetti del pensiero di Pannella - soprattutto il suo "spietato" liberismo - che io non condivido e non sopporto. E perché mi ricordo di quegli anni - i Settanta, gli Ottanta - nei quali da giovane militante del Pci ero furentemente ostile a Pannella e al suo anticomunismo. E però, non c'è niente da fare, guardo ora Pannella e la sua capacità di privilegiare la realtà e la verità: è mille miglia più in alto di tutto il resto del mondo politico.

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