"Grande coalizione" è "pacificazione"

Dalla Rassegna stampa

Roma. I partiti che sostengono il governo Letta - cioè Pd, Pdl e Scelta civica - daranno prova di "responsabilità" soltanto se, oltre a impegnarsi per "tirare il paese fuori dalla crisi", affronteranno la necessaria "riconciliazione politica del paese". Anche attraverso una procedura di amnistia che certo interesserà Silvio Berlusconi, leader del Pdl condannato per evasione fiscale, ma che avrà motivazioni ed effetti ben più ampi. Così la pensa Mario Mauro, ministro della Difesa del governo Letta (in quota Scelta civica, il partito fondato da Mario Monti). Mauro condivide l’obiettivo di fondo della "soluzione Pannella" prospettata ieri dal leader radicale sul Foglio, cioè "la necessità di superare l’attuale stallo politico, anche affrontando problemi strutturali come la riforma della giustizia e mettendo fine alla ‘guerra civile’ tra berlusconiani e antiberlusconiani", dice il ministro. È quantomeno scettico, invece, sul ruolo che potrà giocare il Cav. Per Pannella, il leader del Pdl e la politica italiana potranno uscire dall’angolo del dibattito in cui si sono cacciati soltanto se il primo diventerà leader riformatore e referendario sui temi della giustizia, costringendo gli oppositori a smuoversi dal solito "Berlusconi vs. Boccassini" e dintorni. "Io a Berlusconi chiesi un passo indietro già un anno fa", dice Mauro ricordando la sua successiva uscita dal Pdl. Per questo preferisce far iniziare il suo ragionamento dallo stato dell’economia e dalle riflessioni del presidente della Repubblica. "L’Italia è ancora nei guai, la ripresa economica è in vista ma non assicurata. Sulle riforme strutturali da mettere in campo c’è una certa convergenza politica, ma pure in uno schema di grande coalizione i partiti rimangono tentati di tirare acqua al proprio mulino", dice Mauro che in questo accomuna l’esperienza Monti e quella attuale. Il dossier giustizia non fa eccezione, e il ministro ricorda come il presidente Napolitano lo abbia ribadito lo scorso 13 agosto, subito dopo la sentenza della Cassazione sul processo Mediaset: "La ‘riforma della giustizia da tempo all’ordine del giorno’, disse Napolitano, è uno dei ‘problemi di fondo dello stato e della società’. Affrontarlo è fondamentale per far tornare il nostro paese a essere una terra dove vige la certezza del diritto e dove l’economia possa crescere". Queste sono le premesse. Mauro aggiunge che riforme di tanta profondità "sono irrealizzabili senza una pacificazione, e tale pacificazione è impossibile senza un gesto di clemenza, cioè l’amnistia". In particolare il ministro non ritiene che si possa scindere, come pure vorrebbe fare qualcuno, tra missione anticrisi del governo di larghe intese e riconciliazione nazionale: "Fallire su uno dei due fronti sarebbe grave. Peggiorerebbe l’aria che si respira nel paese, in cui scarseggia una risorsa fondamentale come la fiducia. Fiducia di consumare e investire, certo, ma anche di poter riconoscere l’altro come nemico non irriducibile". Il ministro si riferisce alla ventennale "guerra civile fredda" tra berlusconiani e antiberlusconiani. Per mettere fine alla stessa, non è pensabile percorrere la scorciatoia dell’eliminazione per via giudiziaria del leader del Pdl che sostiene l’esecutivo. Certo la decadenza di Berlusconi da senatore in base alla legge Severino resta "un atto dovuto" - osserva Mauro - ma poi bisogna "ricorrere all’amnistia: una parola scomoda per la nostra opinione pubblica, che però aiuterebbe a rimettere in moto la storia del paese.

E’ già accaduto nel Dopoguerra, sempre in Italia, con l’amnistia proclamata dall’allora ministro della Giustizia, il comunista Palmiro Togliatti". "Anche perché la questione giustizia, in questo paese, non riguarda solo Berlusconi. L’amnistia sarebbe l’avvio di una riforma di sistema necessaria, visto che il problema è tanto nel collasso del sistema carcerario quanto nell’impossibilità che spesso si rileva di comminare la giusta pena, e infine nella tensione che rimane palpabile tra politica e magistratura. Tutto il sistema giustizia di questo paese, di fronte all’opinione pubblica così come alle istituzioni comunitarie, ha fatto un passo indietro in termini di credibilità". Per le stesse ragioni, ieri, il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, si è detta ancora una volta favorevole all’amnistia. Si sta forse creando un fronte pro clemenza nel governo? "In Consiglio dei ministri non ne abbiamo mai parlato, ma io sono d’accordo al 100 per cento con il ministro Cancellieri. Auspico, come Pannella, che su questo si possano costituire maggioranze illuminate in Parlamento".

 

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