Giustizia: il sistema da modificare

Dalla Rassegna stampa

«Un magistrato parla con le sentenze e gli atti giudiziari, non con i giornalisti». Lo ripeteva spesso ai suoi sostituti il procuratore di Palermo Gaetano Costa. Eppure lo chiamavano «il procuratore rosso», perché era stato partigiano e giovane comunista fino all'ingresso in magistratura. Proprio per un suo atto giudiziario fu ucciso dalla mafia nel 1981.

Altri tempi, e infatti pochi lo ricordano quando elencano le vittime della mafia. I tempi attuali vedono altro, per esempio un magistrato che rilascia una intervista mentre sta completando il giudizio. Perché come giustamente fa notare l'avvocato Domenico Battista, dell'Unione camere penali, il consigliere Pratillo Hellmann deve ancora scrivere le motivazioni della sentenza del noto processo di Perugia. Intanto ne anticipa le linee generali a Repubblica. Poco conta che infondo il giudice Hellmann dica al giornalista cose di buon senso, perché quello che conta è che a questo punto la sentenza finirà per mischiarsi con il confuso rumore di fondo dei talk-show e delle dichiarazioni di taluni politici, a cominciare dall'ex ministro di Giustizia Alfano che, per commentare una condanna mutata in assoluzione nell'appello, scomoda la categoria dell'errore giudiziario. Ma in un sistema con tre gradi di giudizio e due appelli praticamente automatici, non si può ritenere ogni modifica di sentenza un errore giudiziario. Piuttosto occorrerebbe modificare il sistema. A cominciare dalla carcerazione preventiva.

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