Giungla di emendamenti. Dall'oro di Stato in vendita alla lotteria di Benevento

Dalla Rassegna stampa

Milleduecentosettantatré emendamenti, una montagna poco incantata di fogli vergati in burocratese stretto, profluvio di commi e codicilli. Alcuni vanno avanti per righe e righe in una vertigine di dotte analisi e astruse dissertazioni. Altri si limitano ad aggiungere un umile ma fatale «nonché» a un articolo oppure impongono la decisiva soppressione dell'oscuro «comma 4 quinquies». È la manovra allo stato magmatico, un concentrato di emendamenti di partito e di singoli senatori, dietro i quali si intravvede un serio tentativo di migliorarla, ma anche molto protagonismo da gloria effimera nonché l'ombra delle lobby e dei particolarismi. Emendamenti destinati a cadere, probabilmente, sotto la mannaia del voto di fiducia.
 
Gli emendamenti del Pd sono ben 360 (solo il pdf di quelli del gruppo pesa tre mega), per smentire chi accusa i democratici di assenza di proposte. Molti noti: tracciabilità dei pagamenti e dei rifiuti, ripristino del falso in bilancio, imposta sui grandi capitali immobiliari, tassazione del 15 sui capitali già scudati (ma l'Idv rilancia al 20). E poi un'idea nuova: per i lavori di casa e auto (idraulico, officina) dimezzare l'Iva dal 20 al 10% e rendere detraibili i pagamenti fino a 5.000 euro all'anno. Un modo per sottrarre al sommerso il «nero» quotidiano.
 
Nell'Idv - che propone la riduzione dei costi della politica e delle spese militari - si scatena Elio Lannutti, in una girandola di proposte: vendita del 50% delle riserve auree italiane, obbligo di confezioni monodose per i farmaci, tassazione delle bevande gassate (come in Francia). Felice Belisario chiede lo stop ai fondi per il Ponte di Messina. Pancho Pardi preferirebbe aumentare le tasse di successione. Alfonso Mascitelli vuole aumentare l'Iva ma solo sui prodotti di lusso: «lavori in platino», vini spumanti «con fermentazione naturale», auto potenti e navi da oltre 18 tonnellate, tappeti fabbricati a mano provenienti da Oriente e Africa. E infine pelli da pellicceria dei tipi più diversi (si scopre l'esistenza dell'ocelot, del ghiottone, del breitschwanz e della lonza sealskin).
 
Ancora Lannutti vorrebbe un contributo di solidarietà per i «percettori di grandi redditi da attività sportiva». Calciatori ma non solo. La stessa aria dell'emendamento leghista di Massimo Garavaglia e Gianvittore Vaccaro, sulla scia del castiga-calciatori Roberto Calderoli. Il Carroccio cavalca i suoi temi identitari e chiede per gli extracomunitari un'imposta di bollo del 2% per i trasferimenti di denaro all'estero e una garanzia di 3 mila euro per aprire una partita Iva. Ma fa pressione anche sulle Fiamme Gialle, chiedendo di pagare i premi di produttività solo a recupero delle somme evase.
 
Emma Bonino, Marco Perduca e Donatella Poretti si concentrano sui temi classici dei radicali e chiedono l'abolizione dell'esenzione dell'Ici per gli immobili della Chiesa a uso commerciale, la privatizzazione della Rai (come il terzopolista Mario Valditara) e l'abrogazione del finanziamento pubblico dei partiti. Da Io Sud si fanno sentire Salvo Fleres e Maria Giuseppa Castiglione, che si uniscono per chiedere di inserire nei lavori usuranti «il lavoro di segherie di marmo». Pippo Gianni, del Pid, ha incaricato la Castiglione di presentare un emendamento ben più pesante: il condono fiscale e tributario, sempre in agguato. Dal Pdl emendamenti lievi, come l'istituzione della lotteria per la rassegna «Benevento città spettacolo» (Cosimo Izzo). Dal sapore leghista, come il no alla pensione per i vedovi di matrimoni durati meno di dieci anni (Giuseppe Firrarello). Dal contenuto locale, come il salvataggio della Provincia di Crotone (Dorina Bianchi) o delle Regioni con due province (come il Molise, Ulisse Di Giacomo). Ma anche ben più pesanti, come l'affondo antitremontiano di Massimo Baldini, che chiede lo spacchettamento in due ministeri, del Tesoro e dell'Economia.
 

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