Il gas, quello che da sempre lega Mosca a Roma

Dei rapporti tra Russia e Italia ha parlato anche Putin, che punta molto sull’«amico italiano». Ma gli italiani? La rappresentazione di cosa sia la politica estera di una media potenza che sta storicamente come un ponte tra posizioni contrapposte (ricordando un po’ il «neoatlantismo» fanfaniano) la si poteva avere l’altro pomeriggio, quando ben tre ex ministri degli Esteri italiani, D’Alema Frattini e Bonino, praticamente la leadership della politica estera italiana dal 2006 a due mesi fa, ha dibattuto su invito dello lai, l’Istituto affari internazionali.
La Guerra fredda non c’è, ha esordito D’Alema, «ma una ripresa dello spirito di rivincita e del nazionalismo russo sì. Gli Stati Uniti hanno scelto di fare della vicenda un banco di prova di potenza, ma a loro le sanzioni verso la Russia costerebbero molto poco e all’Europa invece moltissimo. Ma qual è la strategia dell’Europa? Che cosa offriamo alla Russia? Quali limiti ci sono all’espansione dell’Unione europea e della Nato?». Domande retoriche, ovvio, che mostrano come ai giudizi del l’ex premier non faccia velo l’esser stato proprio il premier della guerra in Kosovo.
Quando la parola passa a Franco Frattini, ci si aspetterebbe un diverso punto di vista. Niente affatto, ed evidentemente quella che si chiama «continuità in politica estera» deve avere un significato profondo: «Ho la stessa impostazione di D’Alema» dice Frattini e, forte anche della lunga esperienza alla Commissione Ue, ricorda che in Europa «la politica di vicinato e i summit per il partenariato orientale», ovvero con i Paesi ex Urss, «nacque proprio come contrappeso alla Russia, nel timore che uscisse dall’angolo, e quei percorsi vennero presentati non come ovvi accordi, ma come potenziali pre-adesioni alla Ue, inquinando l’allargamento dell’Unione e dando un’idea di antagonizzazione con la Federazione russa».
Ed è proprio quello che è successo nei rapporti con l’Ucraina a e al vertice di Vilnius che era stato preceduto dagli avvenimenti lanciati da Putin alla bilaterale di Trieste. E se D’Alema aveva annoverato tra gli errori europei anche l’aver permesso una certa qual ghettizzazione delle comunità russofone, perché «non dobbiamo dimenticare che sino a poco tempo fa ai russi di Lettonia era negato addirittura il diritto di voto», il dilemma di tutti è «cosa farà l’Europa».
Punta il dito Emma Bonino, «il problema è stata anche la debolezza della linea di politica estera europea, e il fatto che ci fosse in atto come uno scambio: la Ue si occupi del partnerariato e noi dell’Africa, per questo è stato impossibile frenare sull’associazione con l’Ucraina. Quando invece la politica estera Ue dovrebbe essere una linea di interessi condivisi, non il risultato di interferenze e scambi». Cosa offriamo ai russi, chiede D’Alema? «Una cosa per loro essenziale: siamo il loro mercato per il gas e il petrolio: Come dice un mio amico, non a caso saudita, se non lo vendi il petrolio non ti serve a niente».
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