Gamberale: ecco perché ho rinunciato a Serravalle

Le «indagini giudiziarie», quelle dei magistrati di Monza che coinvolgono l'ex presidente della Provincia Filippo Penati e che si sono allargate alla gestione della società autostradale. Ma anche «irrituali evoluzioni del cda ivi compresa l'uscita dell'ad». Sono questi i motivi per cui l'amministratore delegato del fondo F2i Vito Gamberale avrebbe rinunciato ad acquistare il 18,6 per cento della Serravalle. Tutto scritto in una lettera che il manager ha consegnato a Giuliano Pisapia e Bruno Tabacci durante un incontro a Palazzo Marino.
È solo il 29 dicembre, con il versamento nelle casse del Comune dei 395 milioni di euro offerti per quasi il 30 per cento di Sea, che la partita si chiuderà ufficialmente. Ma Gamberale, che ha assicurato a Pisapia la volontà di collaborare al rilancio della società, già oggi incontrerà il presidente Giuseppe Bonomi. Nella lettera, però, sono spiegate anche le ragioni della marcia indietro su Serravalle. Lo scorso 28 ottobre, infatti, il fondo aveva presentato una manifestazione di interesse ad acquistare il pacchetto congiunto di Sea e Serravalle. Non è stato così e Gamberale ha voluto chiarire perché: «Da allora Serravalle è stata interessata da numerosi accadimenti sia diretti sia indiretti riguardanti i suoi azionisti». Le inchieste, le scosse nel consiglio di amministrazione. «Una perdurante incertezza», si legge, e «un quadro complessivo» che «al momento non ha consentito di favorire il coinvolgimento di un investitore istituzionale obbligato a canoniche regole di governance». Per ora.
Perché la conclusione sembra aprire alla possibilità, magari in vista della ricapitalizzazione che Serravalle dovrà affrontare per finanziare i lavori di Pedemontana e Tem, che F2i possa tornare in pista. Il fondo, infatti, «ribadisce comunque il forte interesse a considerare l'investimento anche in questa società magari in collaborazione con gli stessi azionisti istituzionali, ma solo al maturare di condizioni di complessiva chiarezza», è il passaggio.
L'assessore al Bilancio Bruno Tabacci è soddisfatto. Perché con la vendita di Sea, dice, «ho raggiunto l'obiettivo che mi ero preposto»: non sforare il patto di stabilità. Serravalle? «Non è bastato il cambio di statuto» fatto dalla Provincia, spiega, per venderla. Anche le polemiche dell'opposizione sarebbero «sproporzionate». E, per archiviare il "giallo" dell'offerta del fondo indiano Srei arrivata in ritardo, si rivolge agli investitori: «Autorizzino un notaio ad aprire la busta». Il centrodestra attacca: «La cosa più strana - dice il capogruppo del Pdl Carlo Masseroli - è che Gamberale senta il bisogno di giustificare l'offerta, come se ci fosse un accordo disatteso. Il fondo ha solo acquistato allo stesso prezzo una cosa più conveniente, Sea, e il Comune l'ha permesso ottenendo vantaggi inferiori». Per il radicale Marco Cappato, Serravalle andrebbe privatizzata per «investire sul trasporto pubblico». Bisognerà attendere, invece, per capire se gli indiani di Srei faranno ricorso.
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