Il Friuli vuole una Casa dei risvegli «Stati vegetativi, casi in aumento»

Nel 2010, in Friuli Venezia Giulia, venivano certificati 95 "casi" (come vengono definiti in gergo sanitario-amministrativo) di persone in stato vegetativo. Due anni dopo sono già 120. Nella terra in cui si è accompagnata alla morte Eluana Englaro e si sta girando un film ispirato alla sua drammatica vicenda, l'associazione "Amici di Ale", impegnata nella costituzione a Pordenone di una «Casa dei risvegli», ha chiamato a raccolta nei giorni scorsi istituzioni, politici, amministratori, volontariato, associazionismo e Chiesa affinché si arrivi alle soluzioni concrete per garantire il massimo di dignità, come ha detto il vescovo emerito di Concordia-Pordenone Ovidio Poletto, alla vita di queste persone. Giancarlo Pivetta, che con la moglie Loredana e molti volontari sta accompagnando il figlio Alessandro in una quotidianità che sia la più vicina possibile alla normalità, sta spingendo sul versante del rientro di questi disabili in famiglia o in strutture adeguate. «Vorrei far notare che quando il rientro è possibile, il costo per il mantenimento è di gran lunga inferiore, rispetto a una struttura sanitaria - sottolinea -. In una casa di riposo o di lunga degenza il costo varia tra 150 e i 300 euro al giorno, invece per chi rientra a casa è inferiore a 100 euro».
I consiglieri regionali del Friuli-Venezia Giulia Franco Dal Mas (Pdl), Sergio Lupieri (Pd), Giorgio Venier Romano (Udc), intervenuti al convegno di Pordenone, hanno preso nota delle indicazioni e si sono trovati d'accordo (maggioranza e minoranza) sulla necessità di recuperare dalle ristrettezze del bilancio regionale le risorse necessarie per supportare famiglie e case come quella dei risvegli. L'associazione «Luca De Nigris» di Bologna ricorda che l'80% degli assistiti si risveglia e il 90% fa rientro a casa. «Si tratta, dunque, di creare un percorso - ha insistito il neurologo Gian Luigi Gigli - che accompagni il paziente dopo l'uscita dalla rianimazione verso una struttura adeguata». Vania Carnio, responsabile fisioterapista del centro Opere Pie di Onigo di Pederobba (Treviso), ha evidenziato l'importanza del recupero del paziente postacuto, anche se i risultati si vedono dopo anni. «È fondamentale iniziare il recupero il prima possibile, creando intorno al paziente un gruppo di lavoro, formato da fisioterapisti, logopedisti, educatori, creare laboratori di musicoterapia e teatro-terapia».
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