Francesco scuote le coscienze d'Europa

Smuovere le coscienze. Rompere il muro della globalizzazione dell’indifferenza sui migranti. L’obiettivo era proprio questo. Il giorno dopo la storica visita di Papa Francesco alla periferia d’Europa, il messaggio arriva al cuore politico del Vecchio Continente. E fa riflettere anche oltreoceano. A Bruxelles il ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge è impegnata nel suo intervento nell’Europarlamento. Di lì ringrazia il Santo Padre per il viaggio nell’isola dell’accoglienza, perché ha rimesso al centro «l’immigrato come persona» e come «protagonista principale della società». Un messaggio per i cittadini, ma anche per i governanti dei 28 Paesi che sono chiamali a «lavorare insieme» sull’immigrazione e trasformare il monito in «un progetto politico», facendo «ognuno un passo avanti». Quel che è chiaro, le fa eco dalla Farnesina Emma Bonino, è che la linea italiana «di pura reazione e respingimenti era sbagliata», perché non aveva «nessuna attenzione ai diritti» dei migranti.
Qualche ora prima i quotidiani di tutto il mondo hanno letto in ottica planetaria la visita di Bergoglio. Il New York Times parla di Chiesa vicina agli ultimi; la stampa argentina (Clarin e la Nacion) di un Papa che ha voluto così lanciare un messaggio di «tolleranza e fratellanza rivolto a tutta l’Europa». I chiamati in causa, i Paesi affacciati sul Mediterraneo, per lo più fanno mea culpa. Così lo spagnolo El Mundo titola lo speciale dedicato a Bergoglio con «Viaggio nel luogo in cui si è consumata la tragedia più terribile della nostra era» e la Francia che riflette su un Papa che «fustiga l’indifferenza». Mentre oltre i confini italiani le coscienze s’inter- rogano, al di qua delle Alpi, si consuma l’ennesimo caso politico.
Niente demagogia sul gesto di Bergoglio, ammonisce il presidente della Camera Laura Boldrini; la politica - continua - deve affrontare «con senso di responsabilità» il problema delle migrazioni. Nello schieramento politico parlamentare il contrasto si accende subito. Comincia Fabrizio Cicchitto, definendo «di alto profilo» la riflessione del Pontefice. Ma poi puntualizza: «Un conto è la predicazione religiosa, altro conto però è la gestione da parte dello Stato di un fenomeno così difficile». E uno Stato «degno di questo nome non può abbassare la guardia, perché rischia di diventare soggetto passivo» di manovre esterne. Dallo stesso schieramento Eugenia Roccella, ricorda che il «Papa parla al mondo» e che il suo intervento «non si può ridurre a una presa di posizione sulle politiche e le leggi dell’immigrazione nel nostro Paese». Sulla stessa lunghezza d’onda Carlo Giovanardi che invita a non far diventare «un appello universale alle coscienze» oggetto di «miserabili diatribe di parte».
Chiamato a commentare le parole del capogruppo del Pdl alla Camera, il ministro per gli Affari regionali Graziano Delrio parla invece di «un bellissimo segnale alla politica, alle ragioni della politica che sono quelle di occuparsi di tutti e soprattutto del benessere del genere umano, in generale». All’attacco, poi, tutta l’ala sinistra del Parlamento. «Per Cicchitto pure il Papa non è degno di attenzione», tuona Edoardo Patriarca (Pd). Dura la reazione anche di Sel, per cui il deputato Pdl «dimostra platealmente di non aver compreso nulla della portata storica del messaggio» lanciato da Lampedusa. Non mancano nemmeno i deliri della Lega, con Boso che addirittura si dice «contento se affonda un barcone». Dal sito di "Famiglia cristiana", intanto, viene lanciato un appello per abolire il reato di clandestinità.
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