Fiscal compact, slitta la ratifica la strana intesa. Pd-Pdl: non c'è fretta

Dalla Rassegna stampa

«Calma, non c'è fretta. Dite al premier che sul Fiscal Compact è meglio rinviare tutto a dopo l'estate». Mario Monti questa non l'aveva prevista. Da qualche giorno i suoi uomini in Parlamento gli vanno riferendo della nascita di una strana creatura, un ircocervo con la testa Pdl e il corpo Pd, un animale che sbarra la strada all'approvazione del trattato istitutivo del patto di bilancio. Mettendo in pericolo, nell'ottica di Monti, l'immagine dell'Italia e «rischiando di vanificare il percorso virtuoso compiuto fino ad oggi sul piano del risanamento dei conti».

È noto infatti che il premier puntasse a una clamorosa ratifica del trattato «in contemporanea» in Italia e in Germania, con la Merkel seduta in tribuna d'onore a Montecitorio. Niente da fare, ormai il progetto sembra saltato. Ma è destinato a sfumare anche il desiderio di Monti di arrivare al consiglio europeo del 28 giugno con il Fiscal Compact approvato almeno in un ramo del Parlamento. Una situazione che ha fatto suonare più di un campanello d'allarme a palazzo Chigi. Non a caso, annusata l'aria, i122 maggio il ministro Moavero era andato a ribadire al Senato che «l'accordo sul Fiscal Compact è da rispettare» e che «non può su questo riaprirsi un dibattito a livello europeo». Aggiungendo un'informazione ulteriore, che suona sinistra vista la situazione di semi-bancarotta delle banche spagnole: senza il trattato sul Fiscal Compact non entrerà in funzione nemmeno il fondo salva-Stati «Esm». I due strumenti sono legati, ha ricordato Moavero, «non solo concettualmente ma anche giuridicamente».

Il problema è che tra Pdl e Pd si è creata negli ultimi tempi un'intesa di fatto. Contro la Merkel certo. Ma, come hanno capito benissimo a palazzo Chigi, anche contro la linea troppo "tedesca" di Monti. «Molti nel nostro partito spiega Maurizio Gasparri - sono estremamente critici nei co nfronti del Fiscal Compact, specie Renato Bninetta. Non vogliamo una ratifica in fretta e furia. Vogliamo prima vedere se ci saranno modifiche nei piani europei. La ratifica può essere un'occasione per fare pressione». Il Fiscal Compact come «arma di pressione» dunque. Non solo su Merkel ma anche su Monti. Bussando alla porta del Pd si ascoltano ragionamenti simili, seppur conditi da un elogio preventivo a Monti. «Noi del Pd - rivela Sandro Gozi - siamo in contatto stretto sia con 1 'Spd tedesca che coni socialisti francesi e vogliamo utilizzare in maniera costruttiva la ratifica del Fiscal Compact per fare pressione non tanto sul governo quanto sulla Merkel. Vogliamo vedere prima dei concreti passi avanti al consiglio Ue del 28 giugno».I1Pdhapreparato anche una bozza di mozione parlamentare, che nei prossimi giorni sarà sottoposta anche al Pdl. Un dispositivo che, tra l'altro, impegna il governo ad avere un approccio molto più incisivo al summit Ue, in un'ottica ormai pienamente federalista. Pressione congiunta per mettere il governo alle strette e costringere Monti a «battere i pugni sul tavolo». Persino il sospettoso Fabrizio Cicchitto ammette che con il Pd, su questo terreno, «è possibile una convergenza». La frenata della "strana maggioranza" sul Fiscal Compact del resto riflette quanto sta avvenendo a Berlino, dove la Merkel ha bisogno di un voto costituzionale dei 2/3 per far ratificare il nuovo trattato. E l'Spd non ha intenzione di cedere. Ieri Frank-Waltern Steinmeier, il capogruppo della Spd al Bundestag, ha chiarito in un'intervista che il suo partito non voterà il Fiscal Compact a meno di «una decisione chiara sulla tassazione delle transazioni finanziarie». Una posizione che trova concorde anche Emma Bonino. «Se anche i tedeschi non ce la fanno ad approvare prima dell'estate perché dovremmo affrettarci noi? L'Spd punta a creare una sponda con Hollande per far cambiare rotta all'Ue, ma sappiamo bene che fino alle elezioni legislative del 17 giugno il presidente francese sarà paralizzato». Del Fiscal Compact se ne riparlerà ormai a settembre.
 

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