Fiorito: "Ho dato 100 mila euro a consigliere"

Dalla Rassegna stampa

Tutti ladri, nessun ladro. Franco Fiorito, «Er Batman» di Anagni indagato per aver sottratto dalle casse del Pdl regionale 753 mila euro (senza contare gli altri 7 milioni di euro su cui si sta ancora indagando), sposa la colpa collettiva per autoassolversi.

Durante l’interrogatorio fiume dell’altra sera l’ex tesoriere Pdl spara a zero su «un sistema marcio, dove tutti rubavano e spendevano soldi pubblici per scopi personali. Io li ho sbugiardati e loro si sono vendicati sfiduciandomi». E giù accuse contro i compagni di partito - 9 in particolare - indicati come gli spreconi dei fondi elettorali e autori di una congiura contro di lui. E altre accuse anche contro la governatrice Renata Polverini (per poi ritrattare in tv). Fiorito contro tutti . Lui che voleva solo «portare ordine e chiedere conto sulle spese ingiustificate, cene, festini, donne, spesso prive della necessaria documentazione». Lo sperpero di un plafond di 100 mila euro a testa all’anno (oltre allo stipendio mensile di 13 mila euro, a cui si aggiungono anche altrettanti indennità) che per alcuni però poteva anche raddoppiare. «Li davo in tranche del 25% alla volta, ma non si accontentavano mai».

Tutti corrotti dunque? Al momento l’inchiesta della procuratore aggiunto Alberto Caperna e del sostituto Alberto Pioletti, vede un unico e solo sospettato: Franco Fiorito. Che ha sì consegnato agli inquirenti due scatoloni di ricevute, fatture, note relative alle spese dei compagni. Ma si deve ancora capire se si tratta di legittime (per quanto inopportune ed esagerate) spese elettorali o di ruberie. Per adesso, infatti, le uniche distrazioni di denaro pubblico a fine personale (leggi peculato) sono addebitate al mister preferenze, ex missino ed ex An, della Ciociaria. È lui l’unico ad aver realizzato 109 auto bonifici, per un totale di 753 mila euro. Nell’analisi del conto corrente del Pdl emergono anche diverse spese in grandi magazzini e supermercati.

Magistrati e finanzieri del Nucleo Valutario gli hanno chiesto conto di queste manovre bancarie (spesso realizzate da casa con la chiavetta home banking). Ecco la risposta: «Non ho rubato niente, si trattava dei soldi del mio stipendio. Trentamila euro al mese, 300 mila all’anno, il doppio degli altri, perché sono anche presidente di commissione. Mi vergogno di ammetterlo, ma guadagno più di Napolitano e Monti messi insieme».

Che poi assume i toni della sfida agli inquirenti: «Se scoprite che quei soldi non sono miei, sono pronto a restituirli. Non ho nulla da nascondere. Ho agito in regola». Parla da moralizzatore: «Le cifre che prendiamo sono vergognose. In tutto il consiglio regionale vengono distribuiti 17 milioni di euro fra i vari gruppi consigliari attraverso un patto. Ma le mie sono tutte spese rendicontate, basta guardare fatture, documenti, conti bancari». E i cinque conti correnti in Spagna? «Dovevo amministrare le case ereditate da mio padre a Tenerife». Lui insomma, ha sottolineato, faceva «tutto nella trasparenza» mentre ha puntato il dito contro nove consiglieri del Pdl, quasi tutto il gruppo, «mi sono accorto che c’erano anomalie contabili».

Fiorito fa i nomi: il primo, il suo nemico da sempre, quello che lo ha praticamente trascinato nell’inchiesta segnalando irregolarità, ovvero Francesco Battistoni, ex Forza Italia, da oggi ex capogruppo Pdl, «quello che mi ha fatto la fronda contro perché io avevo scoperto scorrettezze», ha detto ai magistrati. Poi «Giancarlo Miele, Andrea Bernaudo, Carlo De Romanis, quello fissato con i party in costume, Stefano Galetto, Chiara Colosimo, Romolo Del Balzo, Veronica Cappellaro». Poi Lidia Nobili «per chiedermi soldi, più di quanti gliene spettassero mi faceva continue telefonate e squilli al cellulare, posti di blocco davanti all’ufficio».

Er Batman non ne poteva più delle sue richieste. «Ero perseguitato dalla Nobili», soprannominata dai colleghi, per il suo look eccentrico, «albero di Natale» o «moglie di Sant’Antonio», in riferimento delle cerimonie religiose in cui i fedeli reatini ricoprono di doni il loro patrono con bracciali, collane e vestiti. Per convincere la procura che «è il sistema ad essere marcio», Fiorito ha presentato anche i registri del suo predecessore, l’ex tesoriere Pdl Alfredo Pallone («Così potete controllare se ha gestito bene o no i soldi del partito») e ha tirato in ballo il sistema della distribuzione di denaro dall’ufficio di presidenza del consiglio regionale.

Un meccanismo di sovvenzioni esteso a tutti i gruppi regionali, controllato dal presidente Mario Abbruzzese e il segretario generale del presidente, Nazzareno Cecinelli. Lapidario il commento di quest’ultimo: «Mi limito a aggiornare le variazioni di bilancio come mi viene indicato: ho 67 anni, svolgo questa professione in Regione da 36, ma uno schifo del genere non lo avevo mai visto».
 

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