Fini: mi taglio lo stipendio E subito scoppia il panico tra gli onorevoli graduati

Dicono che Gianfranco Fini ci stia pensando da più di un mese, quando aveva deciso con Schifani di procedere entro fine gennaio con l'adeguamento degli stipendi dei parlamentari alla media europea: ma il colpo d'ala per dare una limatina in più agli emolumenti di tutte le figure apicali, a partire dalla sua, con un taglio del 10-15% delle «indennità di carica» (pari a circa 4 mila euro netti per il Presidente) verrà discusso solo oggi dai questori di Camera e Senato. La decisione finale non scatterà lunedì 30 gennaio nell'ufficio di Presidenza che dovrà tagliare gli stipendi degli onorevoli, bensì in una sessione successiva, vista la delicatezza di una scelta destinata a infrangere un vaso di Pandora finora inviolato. La proposta era nell'aria, complice la decisione di Monti di rinunciare subito alle sue indennità da premier e ministro. E l'idea che per dare il buon esempio si debba partire dai vertici, forse è stata condivisa da Fini con lo stesso Monti ieri nel colloquio a quattr'occhi prima di entrare in aula. Ma è bastato che alcune agenzie anticipassero questa intenzione di Fini per gettare scompiglio: un taglio all'indennità di carica coinvolgerebbe innanzitutto Schifani, magari pronto a condividerla; ma anche 138 graduati a Montecitorio e un centinaio a Palazzo Madama.
Su 945 parlamentari, infatti, il 20% circa gode di una prebenda in più grazie al grado, che spesso comporta un carico di lavoro maggiore rispetto agli altri colleghi. Oltre ai 14 mila euro netti che spettano a un onorevole, lo scranno più alto garantisce, insieme ad una serie di privilegi legati allo status, un appannaggio netto mensile di circa 4 mila euro, parametrato a quello del presidente del Consiglio. Mentre gli otto vicepresidenti delle due Camere (Bindi, Buttiglione, Lupi, Leone, Bonino, Chiti, Nania. Mauro) e i sei questori ricevono altri 2.800 euro netti in più, al pari dei ministri. I presidenti delle quattordici Commissioni permanenti (comprese quelle del Senato) delle varie Giunte (Regolamento, Elezioni, Autorizzazioni) e delle Bicamerali (Vigilanza, Copasir, Antimafia) invece prendono circa 2 mila euro di indennità aggiuntiva; i vicepresidenti delle Commissioni si fermano a mille euro o anche meno, così come i segretari di commissione che hanno l'onere di redigere i verbali.
Ebbene, ognuna di queste figure, se passasse la proposta di Fini, si vedrebbe tagliare del 10-15% l'indennità di carica, compresi gli esponenti dei partiti che siedono negli «uffici di presidenza». Non è un mistero poi che nelle riunioni di questi giorni, tra gli esperti di Camera e Senato si registrino - per usare un eufemismo - posizioni diverse su questioni varie, dalle pensioni ai rimborsi da tagliare. E quindi nell'incontro di oggi tra i questori delle due Camere, convocato per stringere i bulloni sui forfait per i portaborse e sulle nuove pensioni che sostituiscono i vitalizi, il tema terrà banco sicuro. E mentre dietro le quinte molti recalcitrano sui tagli, qualcuno, come ha fatto ieri Rutelli, esce allo scoperto per caldeggiarli. Con una lettera a Schifani in cui chiede, che oltre alla riduzione del 25% del trattamento economico intervenuta dal 2006 ad oggi e al regime contributivo per i vitalizi, servono altri passaggi sostanziali, tra cui «un'ulteriore riduzione del netto percepito da ogni parlamentare.. Perché dobbiamo dimostrare a un'opinione pubblica colpita dalla severità della crisi che i parlamentari sono i primi a limitare il proprio stipendio». Per il governo parla invece il ministro per la Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi, che in un'audizione al Senato riferisce i primi dati del censimento in corso sulle auto blu: «Troppe amministrazioni hanno macchine di proprietà con costi molto più elevati rispetto alle auto a noleggio».
© 2012 La Stampa. Tutti i diritti riservati
SU