Finanziamento ai partiti, verso una riforma burletta

Quella che i maggiori partiti stanno preparando, non è la riforma del finanziamento dei partiti, bensì il suo consolidamento per ingannare ancora meglio gli italiani come è stato fatto dal referendum abrogativo del 1993 in poi. Che i bilanci dei partiti debbano essere controllati non c'è il minimo dubbio. Ma le questioni cruciali su cui si misura la volontà riformatrice dei partiti oggi sono ben altre:
a) diminuire drasticamente il cosiddetto rimborso spese da 5 euro a voto al massimo di 1 euro a voto per elezione;
b) non versare i finanziamenti pubblici tutti al centro ma per almeno tre quarti ai soggetti elettorali locali e regionali, in modo da evitare la costituzione di tesoretti che inquinano il gioco democratico interno;
c) favorire con la completa defiscalizzazione entro soglie prestabilite i finanziamenti privati di persone fisiche giuridiche direttamente ai partiti e candidati preferiti senza l'intervento dello Stato.
*Già deputato radicale, autore del primo libro sul finanziamento dei partiti in Italia (Soldi & partiti. Quanto costa la democrazia in Italia, Ponte alle grazie,1999)
© 2012 Italia Oggi. Tutti i diritti riservati
SU