Finanziamento ai partiti, rischio stallo

Da qualche giorno c’è un gran volteggiare di voci intorno a un provvedimento-simbolo del Governo Letta: il Ddl (presentato lo scorso 5 giugno) con il quale viene abolito il finanziamento pubblico ai partiti. A preoccupare Palazzo Chigi non sono le singole posizioni di chi - come lo storico tesoriere dei Ds Ugo Sposetti o l’ex capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto - si dice pubblicamente contrario all’azzeramento, quanto le ipotesi di stravolgimento del testo a cui, secondo alcune indiscrezioni, si starebbe lavorando nell’ombra dentro la maggioranza. Interventi che magari avrebbero l’effetto di far slittare l’approvazione della legge e impedirne così l’entrata in vigore nel 2014. Scenario dinanzi al quale il premier Letta avrebbe fatto balenare l’intenzione di ricorrere al decreto legge. «Se dovessero emergere segnali di implicito ostruzionismo il Governo agirà di conseguenza» ha chiarito il ministro delle Riforme costituzionali in un’intervista al Messaggero. «Non c’è alcun rallentamento in commissione, dove il lavoro si concluderà il 26 luglio - assicura Emanuele Fiano, relatore del provvedimento e capogruppo del Pd in commissione Affari costituzionali-. Dopodiché il provvedimento passerà in aula».
Troppo tardi, qualcuno ha già obiettato, per centrare il primo via libera prima della pausa estiva dei lavori parlamentari, come auspicato dal Governo. «Tecnicamente - nota Fiano - il tempo ci sarebbe. Ma è chiaro che esiste un pericolo di ingolfamento» perché il Ddl dovrà aspettare prima il sì sul decreto del fare e sul Ddl costituzionale. Quanto alle ipotesi di emendamenti che potrebbero arrivare dal suo partito e che hanno già fatto alzare la protesta dei "renziani" (il tesoriere democratico Misiani starebbe lavorando al "modello canadese" che prevede un finanziamento a progetto che nei fatti aggirerebbe il divieto di fondi pubblici diretti ai partiti), Fiano si esprime con prudenza: «Staremo a vedere. Il testo del Governo impone un cambiamento radicale al sistema e questa filosofia va mantenuta. Cercherò di realizzare la sintesi più alta possibile». Dalle parti del Pdl si respinge con fermezza ogni ipotesi di "ammorbidimento". «Siamo infastiditi da questi voci- chiarisce Mariastella Gelmini, capogruppo del Pdl in commissione e relatrice insieme a Fiano del testo governativo - si tratta solo di un’operazione mediatica messa in campo dai renziani che mirano a intestarsi la battaglia Noi però non ci stiamo, perché siamo favorevoli all’abolizione del finanziamento pubblico al sistema dei partiti e non faremo alcun passo indietro: non vogliamo dare loro questa soddisfazione». Escluso, però, che ci possa essere un’accelerazione: «Sarebbe strano perché tutti i gruppi parlamentari, nessuno escluso, hanno chiesto una settimana in più per approfondire il testo» ricorda Francesco Paolo Sisto, presidente della prima commissione.
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