Il fiato corto del Pdl

Dalla Rassegna stampa

Con sette voti a favore, un astenuto – Antonio Verro, Pdl – e un’autorevole assente, Anna Maria Tarantola, il nuovo consiglio di amministrazione della Rai ha eletto il suo presidente nella persona di Tarantola medesima. La partita decisiva si giocherà domani in Vigilanza – la commissione è convocata non già per audirla, come chiedevano il radicale Beltrandi e il Pdl, ma per esprimere il parere vincolante affinché diventi a tutti gli effetti presidente.
Ma già così si capisce che, se pure alla fine il Pdl dovesse suo malgrado adeguarsi all’incremento dei poteri di presidente e direttore generale, venderà cara la pelle. Perché se anche ha scritto al cda convocato di non essere presente «per garbo istituzionale» e per lasciare ai consiglieri la libertà di votarla alla guida della tv pubblica, quella di Tarantola è un assenza irrituale: in genere i presidenti in pectore non votano ma sono presenti.
Un modo per far capire che il punto è la Vigilanza e il via libera al potenziamento delle deleghe. Che per Tarantola sono evidentemente centrali nell’assunzione del ruolo. E del resto la prima riunione del neoconsiglio è stata animata. Due votazioni, telefonate e conciliaboli paralleli (soprattutto fra i consiglieri di area berlusconiana, capitanati da un incontenibile Pilati), la conferenza stampa finale voluta dal consigliere anziano Rositani per presentare i neoeletti annullata. Al centro della discussione, proprio il nodo delle deleghe che non va giù al Pdl. Con Antonio Pilati a ribadire che una cosa di questo genere si può fare solo per legge, che c’è una sentenza della Consulta che specifica la centralità del parlamento. E a proporre un ordine del giorno – per ragioni di regolamento si potrà discutere solo nel prossimo incontro – che chiede al cda di pronunciarsi.
Alla fine, ma solo nel secondo tempo, e con la mediazione del consigliere in quota Udc De Laurentiis, il voto. Il (riconfermato) berlusconiano d’acciaio Verro si astiene. Fra battuta e verità, il sulfureo commento di Paolo Gentiloni: «Pare che per indurre i colleghi Pdl a designare la Tarantola Pilati abbia dovuto spiegargli la legge Gasparri». Ora la palla passa alla commissione di Vigilanza ed è tutto da vedere come Pdl e Lega decideranno di muoversi. Ieri anche il Carroccio chiedeva esplicitamente l’audizione di Tarantola. Per il vecchio centrodestra la strada è stretta: far mancare il numero legale, non votare o tirarla ancora in lungo avrebbe conseguenze importanti sul governo che pure il partito del Cavaliere sostiene. Con un’incombente possibilità di commissariamento che potrebbe vanificare tutti gli sforzi fatti finora perché proprio sulle deleghe andrebbe a incidere.
Nelle more, una ulteriore paralisi operativa della Rai. Tutto questo mentre il Pdl – o almeno una sua parte – coccola l’idea di portare a casa almeno un nucleo di poltrone utili in tempi difficili, in particolare dalle parti delle vicedirezioni e della fiction Rai. Ieri, all’ora di cena, gran conclave a palazzo Grazioli, dove Berlusconi ha riunito i vertici del partito. A quanto pare, però, si è parlato soprattutto di legge elettorale. Come è noto, al Cavaliere il tema Rai è caro, ma rendere burrascosi i rapporti con il governo (e metterlo in discussione) in questa fase non gli conviene. Tanto più che, a proposito di televisioni, ci sono anche altro un paio di cosette che gli stanno molto a cuore: la partita delle frequenze e la ricontrattazione delle concessioni.

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