Faticosa persino la leggina

Dalla Rassegna stampa

Quasi quattro ore di riunione, con un’interruzione per riferire ai vertici – Bersani ha riunito i suoi a Montecitorio – e una ripresa in coda per mettere a punto gli elementi di un’intesa. Al momento in cui Europa va in stampa, risulta che ci sarebbe l’accordo sulla trasparenza e sulla certficazione dei bilanci. Ma che sui controlli e sulle sanzioni c’è stato da discutere. Mentre Pd e Udc insistevano per arrivare a un vaglio dei bilanci da parte della Corte dei conti, il Pdl preferiva l’intervento di una commissione indipendente.
Alla fine si sarebbe deciso per la costituzione di un’authority ad hoc guidata dal presidente della Corte dei conti a cui vengono assegnati anche i compiti sanzionatori. La riforma del sistema dei rimborsi si farà presto, ma verrà affidata alle norme che attuano l’articolo 49 della Costituzione (status, democrazia interna dei partiti, finanziamenti) che si stanno discutendo in commissione affari costituzionali alla camera e che arriveranno in aula a fine maggio.
Non solo: l’erogazione dell’ultima tranche dei rimborsi (100 milioni) sarà rinviata a una scadenza da definire proprio in sede di attuazione dell’articolo 49. Un incontro lungo e difficile, quello di ieri, in cui gli sherpa di Pd, Pdl e Terzo polo hanno messo nero su bianco le questioni chiave di un primo provvedimento di emergenza (una legge o un testo da inserire nel decreto semplificazioni) che prova ad arginare l’onda antipolitica in crescita vorticosa dopo i casi Lusi e Belsito.
Sulla carta era agli atti un assenso di massima dei partiti di maggioranza su tre “titoli”: trasparenza dei bilanci, certificazione e controlli sostanziali dei medesimi, sanzioni in caso di violazione delle regole. Ma, al momento di stringere, sono inevitabilmente emerse le distanze. La diversità di posizioni sugli altri due nodi, lo status e la democrazia interna (caldeggiati da Pd e Udc ma non graditi dal Pdl) e, soprattutto, una revisione complessiva dei finanziamenti ha indotto a tenerli fuori da questo primo step. Nella consapevolezza, però, dell’importanza di dare un segnale chiaro sul fatto che le forze politiche di maggioranza si impegnano a mettere mano al più presto al tema delle risorse pubbliche di cui sono destinatarie: rendere equo il rapporto fra fondi percepiti e spese, agevolare i contributi volontari dei cittadini, eventualmente ridurre i rimborsi.
Questione centrale, tanto più che al varco c’è Di Pietro, che per ora evita toni tribunizi, non escludendo la collaborazione in sede parlamentare – condizionata però proprio a una riduzione secca dei rimborsi –, ma tira dritto sul referendum per l’abolizione del finanziamento e sulla legge di iniziativa popolare. Una campagna che, nel prendere in pieno il vento anticasta, si annuncia ad alta risonanza mediatica e che in autunno si affincherà a quella dei Radicali.
La riforma – per ABC – arriverà al massimo entro i primi di giugno. Intanto, il Pd fa scuola. Ieri l’Idv ha deciso che affiderà la certificazione dei suoi bilanci a una società di revisione indipendente e così anche ha annunciato l’Udc. E il segretario dem Bersani, che da sempre difende un ben gestito finanziamento ai partiti, ha ribadito che il Pd è intenzionato a rivedere subito il sistema, ma che per farlo serve più tempo di qualche settimana: «Nell’attesa non accetterei che con i fondi del partito qualcuno si ristrutturasse casa. Per questo è urgente definire misure di controllo stringenti».
Intanto il consiglio d’Europa boccia il sistema italiano dei rimborsi elettorali nel quale, dice, il punto maggiore di debolezza sta nei controlli dei cittadini e delle autorità pubbliche. Oltre al fatto che i partiti incassano tre volte di più di quanto spendono.

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