Eutanasia, se non ora, quando?

"Precipitazione": è questa la denominazione tecnico-burocratica che l’Istat adotta per chi si suicida gettandosi dalla finestra: alcuni dei 1000 malati inguaribili che ogni anno scelgono il suicidio per porre fine a una vita che non ritengono più degna di essere vissuta. È quel che ha fatto Carlo Lizzani e che aveva fatto nel 2010 Mario Monicelli. È stata anche la tragica scelta compiuta nel 2004 da mio fratello Michele, malato terminale di leucemia. Da allora quasi 10.000 italiani, a cui è stata negata la "morte degna" dell’eutanasia, sono stati costretti a questa "morte indegna", di cui i media si occupano solo se il suicida è un personaggio abbastanza noto per richiamare l’attenzione dei lettori. Circa lo stesso numero di malati tenta invano di suicidarsi, ma non vi riesce per la situazione di estrema debolezza cui li riduce la malattia.
Il Parlamento tace, chiudendo nei più remoti cassetti le tante proposte di legge che deputati e senatori laici e riformisti hanno presentato nel corso degli anni. E per meglio nascondere la testa sotto la sabbia, la Camera e il Senato rifiutano da anni anche una semplice indagine conoscitiva sul fenomeno sempre più diffuso della eutanasia clandestina. L’associazione Luca Coscioni è riuscita a raccogliere 66.000 firme legalizzate a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione della eutanasia. Ci auguriamo che la presidente della Camera Laura Boldrini "batta un colpo" anche sull’eutanasia, impegnandosi affinché si affronti finalmente con coraggio e senza pregiudiziali quel tema della "morte degna" che nei Paesi europei ha già trovato la sua soluzione legislativa.
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