Eutanasia per i malati incurabili a nordest il 62% è d'accordo

“Se una persona ha davvero perso ogni speranza, e per lei la vita è diventata una pura e semplice sofferenza, abbiamo il dovere di credergli”: questo il pensiero di Massimo Cacciari, filosofo ed ex-sindaco di Venezia, sull'eutanasia. L'Osservatorio sul Nord Est, curato da Demos per Il Gazzettino, si occupa oggi dell'orientamento della popolazione verso la "dolce morte".
“Quando una persona ha una malattia incurabile, e vive con gravi sofferenze fisiche, è giusto che i medici possano aiutarla a morire se il paziente Io richiede”: il 62% dei nordestini si dichiara moltissimo o molto d'accordo con questa affermazione, e rispetto all'anno scorso rileviamo una sostanziale stabilità.
Un tempo il confine tra la vita e la morte era chiaro. I progressi della scienza e della medicina, uniti alle considerazioni su cosa sia, al di là del battito del cuore e dell'attività cerebrale, la vita, hanno imposto nuove riflessioni sulla questione. In Europa, le posizioni sono molto diverse: in alcuni Stati la pratica dell'eutanasia è permessa, in altri invece no; Olanda, Francia e Belgio sono alcune tra le nazioni che hanno introdotto una legislazione in merito. In Italia, il dibattito -molto acceso – è nato spesso intorno "casi" che hanno fatto della loro tragedia personale una battaglia civile: Piergiorgio Welby, Luca Coscioni, Eluana Englaro, solo per richiamare i più noti.
Come in Europa e Italia, anche nel Nord Est sembrano essere presenti delle divisioni sul tema. Oggi, poco più di sei nordestini su dieci mostrano il proprio accordo (moltissimo o molto) con l'idea che se una persona ha una malattia incurabile, vive con gravi sofferenze fisiche e chiede di morire, è legittimo che i medici possano aiutarla. Nel corso del tempo, la quota di posizioni favorevoli alla scelta della "dolce morte" è andata allargandosi e consolidandosi.
Nel 2002, infatti, era il 56% a mostrare il proprio accordo con questa pratica. Nel 2007, pochi mesi dopo aver assistito all'agonia e morte di Piergiorgio Welby, la spinta verso questa possibilità di scegliere era salita al 67%. Negli anni a seguire, e fino ad oggi, la quota di nordestini favorevoli all'eutanasia non è mai scesa sotto il 60%. Alcuni distinguo, tuttavia, possono essere fatti. Il consenso verso l'eutanasia appare più alto tra gli uomini (66%) che tra le donne (57%), mentre se guardiamo all'istruzione, osserviamo come il livello massimo di favore (68%) sia raggiunto tra coloro che sono in possesso di un diploma o una laurea.
I due fattori che più aiutano a comprendere gli orientamenti, però, appaiono quelli legati alla sfera religiosa e politica. Se consideriamo la frequenza alla messa, vediamo come tra i non praticanti l'apertura verso l'eutanasia si attesti intorno all'83%, e anche tra coloro che frequentano saltuariamente i riti il consenso è molto ampio, intorno al 72%. Quanti sono assiduamente presenti alla messa, invece sembrano i più critici: solo una minoranza (40%) è favorevole alla "dolce morte".
Consideriamo ii fattore politico: le divisioni vanno oltre gli attuali schieramenti in campo. Tra i maggiori sostenitori dell'eutanasia, infatti, ritroviamo gli elettori di Sel (94%) e Lega Nord (76%), del Pd (70%) e dell'Idv (67%). Meno diffuso, ma comunque maggioritario, appare il sostegno alla "dolce morte" tra i simpatizzanti di Mov. 5 Stelle (55%) e Fli (53%). Gli elettorati in cui l'eutanasia appare una scelta minoritaria, invece, sono quelli del Pdl (48%) e, ancor più, dell'Udc (35%).
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