Europa ed eco-sostenibilità: passa da qui il futuro dell'Ilva

Dalla Rassegna stampa

Il tempo è poco, la sfida enorme. Ma c'è ancora un modo per trasformare la crociata sull'Ilva – perchè di questo ormai si tratta, dati i toni che si leggono negli atti – in una occasione di rilancio di una visione nuova della politica industriale. Ancora una volta è l'orizzonte europeo che può aiutare a superare la contrapposizione locale.

Ma anche la visione troppo corta che ha trasformato una straordinaria storia d'industria in una tragica (e assurda) guerra tra chi sostiene la vita e chi sostiene il lavoro.Il caso Ilva deve diventare il paradigma di un piano d'azione per trasformare i siti industriali "border line" quanto a compatibilità ambientali in altrettante occasioni di sviluppo sostenibile. Senza contare che questione siderurgica ormai significa anche futuro il futuro di città-fabbrica come Piombino o Terni.

È evidente che per affrontare un tema così vasto e strategico occorre che siano messi in campo attori e mezzi che superano le realtà locali, impattano sulle responsabilità nazionali e approdano alla disponibilità europee.

Se il Governo sta pensando a un decreto per rimettere in carreggiata una vicenda che è uscita di strada fa bene. Non può durare a lungo uno squilibrio dei poteri che ormai porta la Procura a sindacare preventivamente anche i documenti di autorizzazione ministeriale: così si snatura la gerarchia delle responsabilità nelle scelte di politica industriale.

L'Ilva può diventare una scommessa emblematica come appare oggi quella di chi ha scelto di trasformare Porto Marghera, da sito più inquinato d'Italia a luogo simbolo delle azioni di bonifica e di eco-sostenibilità. Analoghe intraprese possono avere come protagonisti insediamenti come Bagnoli, Trieste, Torviscosa, Gela, Priolo, Porto Torres solo per citare i luoghi da più lunga data all'attenzione di polemiche ricorrenti (e inconcludenti).

La sostenibilità è il vero valore aggiunto con cui si compete nel mondo presso aree di consumo sempre più sensibili e attente. I settori dove l'Italia può dire molto sono diversi e in crescita, tutti accorpabili in un piano nazionale di valorizzazione della sostenibilità: le reti elettriche di ultima generazione (intelligenti) legate alle fonti rinnovabili; la manutenzione efficiente del territorio; la gestione razionale e profittevole del ciclo dei rifiuti anche in chiave energetica; l'esportazione della competenza italiana nel decomissioning nucleare; l'adattamento-valorizzazione dell'industria tradizionale in direzione verde e sostenibile (dalle auto elettriche e ibride alla siderurgia competitiva attraverso le tecnologie di ultima generazione europee fino ai biocarburanti).

Servono tempo e risorse oltre a intelligenza strategica per mettere in campo un piano nazionale di riconversione industriale. Il serrato metronomo che guida il tempo degli atti giudiziari non è in questa dimensione; nessuno chiede di dimenticare le eventuali responsabilità, penali e non (se ci sono, la comunità ha diritto a un risarcimento, a una speranza per il futuro che sia lenimento per un passato disgraziato), ma un insediamento strategico come è il polo siderurgico più grande d'Europa, da cui proviene il 70% dell'acciaio lavorato in Italia, non si può aprire e chiudere con due righe di ordinanza. L'Europa può contribuire alla soluzione: l'annuncio fatto da Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione Ue, sulla disponibilità di risorse europee per realizzare azioni di bonifica aumenta la concretezza di un percorso ampio e credibile di recupero industriale.

La storia dell'impianto tarantino è diventata emblematica per tante distorsioni del passato e potrebbe diventare altrettanto esemplare nel proporre soluzioni, anche le più inattese, per trasformare quel sito da 12mila addetti in un luogo di lavoro dove la difesa della salute non sia un optional. Lo stabilimento è grande due volte la città dove è incistato; è stato gestito per decenni dallo Stato senza la benchè minima attenzione agli effetti sull'ambiente; può essere bonificato per step successivi a partire dalla copertura dei parchi minerari, ma senza pregiudicare il funzionamento degli altiforni, cuore vivo dell'impianto; è stato acquisito dalla famiglia Riva 17 anni fa e da quella data a oggi – come riferisce Matteo Meneghello a pag 42 – la redditività netta complessiva è stata di 1,4 miliardi; gli investimenti 6,1 di cui 1,1 per la salvaguardia ambientale. Ci sono 400 milioni sul tavolo del risanamento e non sono pochi (soprattutto se si aggiungono ai 350 di parte pubblica); potranno aumentare se inseriti in un programma di collaborazione pubblico-privato che guarda all'Europa.

Non può essere una assurda contrappposizione tra diritto alla salute e diritto al lavoro la chiave per leggere questa vertenza. Se si esce da questo dualismo tragico si può vedere una storia di recupero e di futuro, una avventura di civiltà e di ricchezza utile a far progredire Taranto, la Puglia, l'Italia e l'Europa.
L'importante è guardare alla questione industriale con la giusta luce e con la giusta attenzione.

 

© 2012 Il Sole 24 Ore. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK

Ti potrebbe interessare anche:

Dichiarazione di Valerio Federico, Tesoriere di Radicali Italiani: "Gli stati nazione hanno fallito nel governo dei grandi fenomeni in corso quali l’immigrazione, le crisi economico-finanziarie, i cambiamenti climatici e il terrorismo internazionale. Il regionalismo italiano ha prodotto spesa...
Sabato 8 ottobre a Roma alle ore 16 ci ritroveremo in Piazza Mazzini e marceremo fino a Castel S. Angelo per un società aperta e per lo Stato di Diritto, con Emma Bonino, insieme ai rappresentanti di molti popoli oppressi nel mondo. Con questa iniziativa vogliamo porre l’attenzione sul pericoloso...
Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, e Alessandro Capriccioli, segretario di Radicali Roma   "L’emendamento della maggioranza sulle concessioni balneari, presentato nell’ambito del decreto enti locali, è dannoso poiché espone l'Italia al rischio di una nuova...