Diritto d'asilo, una strada comune anche per l'Italia

LE CIFRE SONO IMPORTANTI e raccontano che nei paesi dell’Unione europea, nel 2012, sono state 330mila le richieste di asilo, con un incremento di circa 30mila domande rispetto all’anno precedente. Un fenomeno importante ma non preoccupante, se si pensa che coinvolge numerosi Paesi europei e che adesso è possibile affrontare con regole nuove, che superano le vecchie direttive e pongono un limite alla discrezionalità dei singoli Stati. Con l’importante voto di Strasburgo della settimana scorsa, l’Europa si dota finalmente di un sistema comune di asilo, che rimette al centro i diritti e le esigenze di chi fugge dalla guerra. Grazie alle norme approvate dagli europarlamentari, i richiedenti asilo avranno diritto in tutta Europa a condizioni di vita dignitose, a una valutazione medica e psicologica tempestiva e a un accesso più rapido al mercato del lavoro. Un passaggio doveroso che riallinea l’Europa con i principi su cui si fonda, riponendo al centro della propria azione il rispetto dei diritti umani e civili. L’Europa non poteva lasciare indietro chi bussa alle sue porte, scappando dalle guerre e dalle persecuzioni. Diritti però vuol dire anche certezza dei tempi. Per questo Parlamento e Consiglio hanno concordato la scadenza comune di 6 mesi per la gestione delle domande di asilo. Sono state approvate norme più rigorose sulla formazione del personale e nuove e più stringenti disposizioni per le esigenze dei minori non accompagnati e delle persone vulnerabili.
Grazie al via libera al cosiddetto Regolamento di Dublino, una legge europea operativa già a partire dal 2014, cessa finalmente la pratica in vigore finora e che vincolava un richiedente asilo al primo Stato in cui aveva fatto domanda, per passare a un sistema che rende più flessibile il trasferimento tra Stati membri, con l’importante limite che i richiedenti non potranno essere trasferiti verso Paesi dell’Ue per i quali esista il dubbio fondato di trattamenti non sufficientemente rispettosi dei diritti umani. Una norma fortemente voluta dalle organizzazioni non governative e dai Paesi più esposti, come l’Italia.
Sul versante della sicurezza, il pacchetto approvato stabilisce che le forze di polizia degli Stati membri ed Europol avranno accesso alle impronte digitali della banca dati Eurodac, allo scopo di combattere il terrorismo e la grande criminalità. Il nuovo sistema, con le direttive di cui è composto, dovrà ora essere recepito dai singoli Stati membri. Un passaggio che per l’Italia rappresenta un’importante opportunità per colmare un grave vuoto legislativo del nostro Paese, che ha in passato recepito in modo incompleto e insufficiente la precedente normativa, tanto da essere al momento sotto la lente della Commissione. Da qui il limbo in cui sono rimasti relegati decine di migliaia di profughi, che hanno alimentato sacche di disagio e di degrado. Una situazione insostenibile per un Paese come il nostro che, per storia e posizione geografica, avrebbe invece il dovere di essere un modello di accoglienza e integrazione. Adesso, dopo il voto di Strasburgo, Parlamento e governo hanno finalmente l’occasione di lavorare per introdurre anche in Italia una legge organica sul diritto d’asilo.
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