Direttori di Asl, solo tre donne

Dalla Rassegna stampa

Novità in tutte le aziende. Baraldi da Cuneo ad Alessandria: indagata ma confermata Chiamparino: “Piena autonomia dalla politica, non vogliamo degli yes man”

Alcuni tra i potenziali candidati contattati all’esterno del Piemonte hanno rifiutato per ragioni economiche, altri per motivi logistici: scartati i manager a tutto tondo, espressione del mondo dell’impresa.

TORINO - Non dovranno «essere alla mercé degli interessi localistici». Ma secondo Sergio Chiamparino, i 16 nuovi direttori generali delle Asl e delle Aso, proclamati ieri, «non dovranno nemmeno essere degli yes man nei nostri confronti».

Le nomine

Non a caso, la parola ricorrente nelle dichiarazioni del presidente e dell’assessore Saitta è stata «autonomia». Cominciando dalla scelta dei direttori sanitari e amministrativi, demandata «in forma esclusiva» ai nuovi manager. E alla loro responsabilità, naturalmente. Responsabilità che - stante i nuovi contratti, comprensivi della possibilità di rescissione anticipata in caso di inadempienze - diventa sostanziale.

Requisiti e obiettivi

Chiamparino ha voluto essere ancora più chiaro: «Non voglio che nessuno dei direttori venga a chiedermi chi deve mettere come responsabile amministrativo o sanitario». «La Regione ha fatto la sua parte - ha confermato Saitta -: abbiamo mantenuto il nostro impegno, coerente con l’approvazione dei bilanci delle Asl, da giovedì i nominati potranno firmare l’accettazione dell’incarico». Da allora in poi navigheranno in mare aperto, con l’obiettivo di dare gambe alle riforme già approvate o in corso di approvazione. Il tutto migliorando la qualità dei servizi.

I nuovi manager

Questo dovranno fare i nuovi manager (altri hanno rifiutato per questioni economiche o logistiche), protagonisti di una lista con diverse sorprese. La prima è lo scarso numero dei riconfermati: appena 4 (Baraldi, Bonelli, Boraso, Giacoletto) rispetto ai 9 direttori uscenti considerati idonei dopo la prima scrematura (niente da fare per Dore, Galante, Gallo, Giorgione).

Riconferme e novità

Oltretutto, i 4 scampati lasceranno la sede attuale: Boraso passerà dalla Torino 4 alla Torino 3, Bonelli dalla Cuneo 1 all’Asl di Biella, Baraldi dall’Aso di Cuneo a quella di Alessandria, Giacoletto dall’Asl del Vco a quella di Novara. Un principio, quest’ultimo, fortemente voluto da Saitta per voltare pagina. Ridotto anche il numero dei candidati reclutati dall’esterno: 6 rispetto ai 24 della pre-selezione. Arrivano da Milano (Soro), Roma (Fabio Alberti), Senigallia (Gentili), Caltanissetta (Grossi), Lodi (Magni), Genova (Bedogni), anche se in passato alcuni avevano già ricoperto incarichi in Piemonte. Scartati i manager a tutto tondo, provenienti dall’impresa. Nè è casuale la decisione di affidare a due esterni la guida delle Asl Torino 1 e 2: soprattutto la prima, dove - nelle intenzioni di Saitta - la cesura con certi trascorsi dovrà essere ancora più netta.  

Nomi di provata esperienza, quelli inseriti nell’elenco, che hanno la fiducia di Saitta e di Fulvio Moirano, potente direttore dell’assessorato: la Baraldi (indagata a Pescara dopo la denuncia di un proprietario di cliniche private, ha ricevuto dalla Procura un avviso di chiusura delle indagini preliminari e dichiara fermamente la sua estraneità ai fatti contestati) ha condiviso con lui l'esperienza in Agenas. Invece Thomas Schael resterà a presidiare i conti della Sanità in attesa di un incarico fuori Regione. O di prendere il timone delle Molinette quando lascerà Gian Paolo Zanetta . Il «cerchio magico» di cui diffida la stessa maggioranza, se esiste, ha badato a non calcare troppo la mano.

Prime reazioni

Comunque la si veda, una rivoluzione che ha spiazzato le forze politiche, insolitamente caute nel pronunciarsi. «Per la prima volta la giunta ha applicato solo il criterio delle capacità professionali», commenta il capogruppo del Pd, Davide Gariglio. I Cinque Stelle vogliono vedere le carte. Per ora l’unica polemica arriva dai Radicali (Manfredi): «Un quarto di vera novità, tre quarti di gioco dell’oca. Si doveva fare di più».

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