Dalle carceri al Quirinale Le «irruzioni» di Pannella un caso a Radio radicale

Dalla Rassegna stampa

Un Pannella torrenziale e impetuoso, vibrante e zigzagante, quello che in questi giorni interviene a raffica su Radio Radicale, tra le ripetute interruzioni della diretta da Vasto del congresso di Italia dei valori e le conversazioni fiume con Massimo Bordin e Walter Vecellio. Un Pannella che provoca e lotta, da quel combattente che è, alla veneranda età di 82 anni. Attacca Antonio Di Pietro e Nichi Vendola, ma non risparmia San Pietro e il Quirinale. Il signor Hood, come cantava Francesco De Gregori, ha sempre un canestro di parole da riversare sugli ascoltatori, avvolti e avvinti dal suo labirinto verbale, ma talvolta irritati da tanta irruenza. Tanto che ieri su Twitter giravano messaggi tra l'allarmato e l'ironico. C'era chi avvertiva che «stanno succedendo cose pazzesche, Pannella chiama ogni 2 minuti, insultando la radio e chiunque». Altri che scrivevano: «Irrompe, delirando di Kgb e Mosca come un Berlusconi d'antan». Altri ancora che «per tre volte Pannella ha interrotto la diretta. Se ha voluto farmi capire che è il padrone della radio, c'è riuscito. È un comportamento violento, persino con una persona mite come Bordin». Il quale risponde Su Twitter «Sicuramente non sono mite. È che mi arrabbio raramente e sempre per cose poco importanti. Per le cose serie conviene ragionare». Saggezza bordiniana, interlocutore principe di Pannella, coprotagonista di epici duelli verbali, un po' sparring partner e un po' psicologo, un po' spalla e un po' orgoglioso alter ego intellettuale. Qualcuno non capisce, accusa Pannella di senilità. Ma se è follia, quella dell'anziano leader radicale, è lucida follia, battaglia politica. E così, gli attacchi a Di Pietro servono a rompere l'isolamento: «Caro Tonino, che ti vanti di avere invitato tutti. Sei un buciardo, a noi non ci hai chiamato». La sfida al capo dello Stato, violentissima, serve a ottenere un messaggio alle Camere per l'amnistia. Il discorso di tre giorni fa, depurato dal turpiloquio vibrante, rende l'idea della passione: «Se non sono i radicali, chi si occupa più degli ultimi? Le nostre catacombe sono le carceri immonde, dove la gente si ammazza, dove le guardie si uccidono. Ma non sono operai della Fiat e Landini se ne frega». E ancora, contro «il caro compagno presidente, comunista»: «Quello che accade ha lo stampo teorico di una shoah. Tocca gli ultimi, i poveracci di 26 nazioni diverse, seppelliti in una flagranza criminale».
 

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