Dai Radicali all'Udc Marcora cresce la piazza anti-Pirellone

Dalla Rassegna stampa

Cresce la mobilitazione in vista del sit-in lanciato dal pd Giuseppe Civati per chiedere la dimissioni di Roberto Formigoni, sabato dalle 10 in piazza Città della Lombardia sotto la nuova sede della Regione. Oltre al partito di Civati, a Italia dei valori e a Sel, ci saranno fra gli altri anche il presidente di Legambiente, Damiano Di Simine, il consigliere regionale udc Enrico Marcora e il radicale Marco Cappato. Che attacca: «Il ventennale sistema di potere lombardo va smantellato. Sia per le politiche devastanti che hanno messo a rischio l’ambiente e sia per l’assoluto disprezzo della legalità che ha dimostrato emblematicamente nella vicenda della truffa elettorale che ha prodotto questo sistema regionale. Un sistema trasversale, ma che vede Roberto Formigoni come l’uomo forte in tutto, anche nella violazione delle regole».

Gli organizzatori del sit-in fanno sapere che oltre alla seggiola, che chiedono a tutti i manifestanti di portarsi da casa, sarà tollerata eventualmente anche la bicicletta. Nessun podio, ma un microfono a disposizione di chi, amministratore locale, militante del centrosinistra e semplice cittadino abbia voglia di confrontarsi sul futuro politico della Lombardia. Ieri c’è stata una prima tappa della mobilitazione di Pd, Sel e Idv con un volantinaggio davanti al Pirellone per chiedere il voto anticipato. «Questa regione merita di più — dice il segretario regionale del Pd, Maurizio Martina — Non si può fingere di non essere in una situazione complicata». Chiara Cremonesi (Sel) rimarca che «finalmente è arrivata la primavera anche in Lombardia». E il dipietrista Gabriele Sola aggiunge: «Questa giunta LegaPdl non è più in grado di dare risposte alle esigenze dei lombardi».

La maggioranza di centrodestra insiste nel minimizzare. A cominciare da Formigoni, che bolla il sit-in di Civati come pura propaganda. «Se fosse la quarta tappa di un tour che parte da Bari, passa da Perugia, da Bologna, tutte città dove il Pd è coinvolto in inchieste, per arrivare a Milano sarebbe una manifestazione che potrebbe stare in piedi. Se lo fanno solo qui è il solito Pd che non sapendo che pesci pigliare cerca di ridarsi coraggio in vista delle elezioni amministrative». Concetto ripetuto poi in giornata anche dal capogruppo del Pdl in Regione, Paolo Valentini.

Formigoni esclude, almeno per il momento, l’arrivo di una giunta tecnica. «Ho sentito circolare questa ipotesi — ammette — in realtà non ne ho mai parlato con nessuno». Ma i bene informati sostengono che il progetto sarebbe stato congelato dopo lo stop della Lega e soprattutto di Angelino Alfano. Magari solo fino a dopo il voto amministrativo. C’è chi giura che fosse tutto già pronto. Pochi giorni fa pare addirittura che il potentissimo direttore generale della Regione Nicolamaria Sanese avesse già allertato tutti i direttori generali di tenersi pronti.

Nel frattempo le grandi manovre del centrodestra si concentrano sui vertici di Fiera spa. Ormai è deciso: il presidente Michele Perini sarà riconfermato per la quarta volta, l’amministratore delegato Enrico Pazzali, anche lui di area Pdl, ma vicino alla componente ex aennina, per il secondo mandato. Il Comune si è chiamato fuori. La decisione sarà ufficializzata venerdì dal Consiglio generale della Fondazione che controlla la Fiera. «La squadra — ha anticipato Formigoni — ha lavorato bene». A sbloccare l’accordo politico, però, sarebbe stato il passo indietro dalla presidenza di Infrastrutture lombarde di Giovanni Bozzetti, braccio destro dell’ex ministro Ignazio La Russa. Al suo posto, a guidare la cassaforte della Regione arriverà Alberto Bonetti Baroggi, già uomo di fiducia dell’ex sindaco Albertini.

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