Dai fidanzati alla pipì, vi racconto il Pannella segreto

Dalla Rassegna stampa

Marco Pannella che si presenta alle riunioni «mano nella mano con l'ultimo dei suoi fidanzati», e poi lo impone «come futuro dirigente o futuro parlamentare». Pannella che si fa trovare nudo nella vasca da bagno quando Gaetano Quagliariello gli va ad annunciare la sua uscita dal partito. Pannella che fa lo sciopero della fame e della sete, sì, ma con una scorta di pipì già pronta da bere, bollita e sterilizzata, nel frigo. Pannella il grande seduttore, lo strabordante visionario, l'eterno padre padrone di quella singolare famiglia, allargata eppure claustrofobica, che è il Partito radicale. Un partito «dove il denaro, tanto denaro, veniva dilapidato». E dove Emma Bonino, da sempre, sogna di diventare la prima donna presidente della Repubblica.

A raccontare vita, soldi, amori e dolori della «più diabolica setta politica italiana» è un pamphlet online di 208 pagine, Da servo di Pannella a figlio libero di Dio (www.fedecultura.com). Caso politico-editoriale assicurato (due capitoli sono anticipati su www.panorama.it): la prefazione è di Luigi Negri, vescovo di San Marino, vicinissimo a Cl; la casa editrice è l'ultracattolica Fede&cultura, vicina a riviste di apologetica come Radici cristiane; quanto all'autore, Danilo Quinto, collabora con l'agenzia Fides e con L'Osservatore romano, con Scienza e Vita e La Voce di don Camillo.

E in effetti è una storia che sarebbe piaciuta a Giovanni Guareschi. Prima di convertirsi al cattolicesimo, e per 10 anni, Quinto è stato infatti tesoriere radicale e custode degli affari societari del partito; nel 2005 ha rotto drammaticamente con Pannella, è stato denunciato e condannato per l'appropriazione indebita di 230 mila euro e, a sua volta, ha fatto causa per 5 milioni di contributi mai pagati, tredicesime e ferie non retribuite, danni morali e materiali.

È dunque un ex. Pentito. E dopo essere passato nelle file del nemico, ha scritto un'antropologia del mondo pannelliano che a Pannella e ai suoi non piacerà per niente. A cominciare dallo slogan sulla copertina: la «più formidabile macchina mangiasoldi della partitocrazia italiana». Aspettatevi il botto.

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