La custodia cautelare è indecente

Dalla Rassegna stampa

I1 dramma delle carceri dà per intero l'immagine di un paese che scivola verso il burrone della inciviltà incompatibile con una democrazia moderna. L'urlo di indignazione non buca il video né l'opinione pubblica per diversi motivi, non ultimo il fatto che il digiuno del coraggioso Marco Pannella è un film visto troppe volte e a cui, drammaticamente, si fa l'abitudine. E invece mai come questa volta la protesta di Pan nella è sacrosanta. A fronte di una capienza di 48 mila posti ad oggi nelle nostre carceri vi sono stipati 67.288 detenuti con tutto quel che si può immaginare in termini di igiene e di spazio vitale visto e considerato che in molti penitenziari si è chiusi in cella per 22 ore su 24. Le responsabilità sono molteplici a cominciare da quelle del governo, naturalmente.

Ma vi sono anche altre responsabilità che se affrontate con il buon senso e con la tradizionale e, ahimé, smarrita cultura giuridica italiana potremmo avere risultati immediati. E ci spieghiamo.

Dagli ultimi dati del ministero di grazia e giustizia dei 67 mila e passa detenuti 29.836 sono in attesa di sentenza definitiva. Di questi 14.671 sono in attesa del primo giudizio (molti anche dell'udienza preliminare). È quasi certo che di questi 14 mila e passa detenuti in attesa del primo giudizio almeno 2/3 potrebbero essere o,mandati agli arresti domiciliari o controllati con annesso ritiro del passaporto. L'uso smodato della custodia cautelare, infatti, ha raggiunto punti di oscenità vergognosa tanto che meraviglia il silenzio del parlamento, tanto sensibile, invece, ad altri aspetti giudiziari. L'uso smodato e incivile della custodia cautelare, inoltre, determina in moltissimi casi ingiustizie ancora più gravi dell'affollamento visto che spesso si mantengono in galera persone poi riconosciute innocenti. Ebbene in nessuno di questi casi abbiamo mai sentito una parola di scuse da parte di qualche pm o di qualche gip.

Tanto per ricordarlo ai lettori tra i tantissimi innocenti tenuti in carcere per quasi due mesi ci fu l'ex sindaco di Roma Clelio Darida, l'indimenticabile Franco Nobili presidente dell'Iri e Francesco Gaetano Caltagirone, uno dei migliori imprenditori del paese. Dietro di questi c'è stato e continua ad esserci, un mare di sofferenza inflitta senza alcuna sentenza di condanna e senza alcuna certezza di colpevolezza. Ma è possibile che gli inquirenti italiani sappiano fare le indagini solo arrestando preventiva mente le persone o intercettandole "a strascico"? Basterebbe utilizzare la custodia cautelare lasciandola come strumento necessario per quei pochi giorni necessari alle perquisizioni e al ritiro del passaporto. Se si ritornasse a questa "ratio" legislativa che prevede anche custodie cautelari più lunghe in caso di pericolosità pubblica (criminalità organizzata, trafficò di droga, omicidio, rapina a mano armata) oltre 10 mila detenuti potrebbero essere mandati agli arresti domiciliari o a piede libero. La bulimia dei lunghi arresti preventivi è segno di decadenza giuridica e morale e dà a un Paese l'inevitabile profilo di un declino civile.

Il governo, il parlamento, l'ordine giudiziario e lo stesso consiglio superiore della magistratura ci pensino e anche in fretta. Eviterebbero sofferenze inutili a innocenti e torture quotidiane ai tanti colpevoli e certamente la sera potrebbero addormentarsi con maggiore serenità.

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