Crocifisso, Strasburgo ammette il ricorso italiano

Dalla Rassegna stampa

Non è ancora detta l'ultima parola sull'affissione del crocifisso nelle aule scolastiche. Ora toccherà alla Grande Camera della Corte europea dei diritti dell'uomo decidere: i 17 giudici si dovranno esprimere sul caso e stabilire se confermare o meno la sentenza dello scorso novembre che, con un verdetto unanime, bocciava l'esposizione dei simbolo religioso come «violazione della libertà dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni».
E' stato giudicato ammissibile il ricorso presentato a Strasburgo dal governo italiano: una decisione che è un primo passo per chi contesta la sentenza e si è schierato in difesa del crocifisso. Accolta con soddisfazione dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, e valutata positivamente da numerosi esponenti politici di maggioranza e opposizione, e dalla Conferenza episcopale italiana (Cei) per la quale è stato compiuto «un passo avanti nella giusta direzione». Di fatto la decisione non modifica quanto stabilito dai giudici della sezione di cui fa parte l'italiano Vladimiro Zagrebelsky ma apre la strada a un esame più approfondito di un caso che fa discutere, ha animato proteste accese e ispirato ordinanze. «Non pregiudica la decisione finale in un senso o nell'altro», ha precisato Stefano Piedimonte, un portavoce della Corte di Strasburgo. «La Corte ha riconosciuto che il caso solleva una questione importante e grave per l'interpretazione della Convenzione europea sui diritti dell'uomo, come sostenuto nel suo appello dallo Stato italiano» e aggiunto che il riesame «è tutt'altro che automatico, avviene in casi eccezionali, soltanto 20 o 30 l'anno».
L'iter del nuovo procedimento che ha preso il via si concluderà con una sentenza definitiva dopo che saranno sentite le parti interessate, sia Soile Lautsi, la cittadina italiana che con la sua famiglia sta conducendo da anni una battaglia prima davanti alla giustizia italiana (che le ha dato torto) poi a Strasburgo, sia il governo italiano, ma anche terzi che ne faranno richiesta. L'accoglimento dell'istanza non era scontato anche se le tante prese di posizione in difesa del crocifisso potrebbero aver pesato sulla decisione dei cinque giudici che hanno valutato di portare il caso davanti aun grado superiore dello stesso organismo.
Per il cardinale Angelo Bagnasco «è un atto di buonsenso da tutti auspicato», il ministro dell'Istruzione, Gelmini, ha commentato: «È un grande successo dell'Italia nel riaffermare il rispetto delle tradizioni cristiane e l'identità culturale del Paese». E il presidente della Camera, Fini: «Non ho mai avuto dubbi sul fatto che la Corte avrebbe accolto il ricorso perché la laicità nelle istituzioni non può certo significare espellere a forza i simboli universali come il crocifisso». Anche per i senatori Pd, Chiti e Ceccanti è «un fatto altamente positivo». «È un caso delicato e che ha fatto scalpore, per questo la Corte si è riservata un esame più approfondito, ma restiamo fiduciosi», ha commentato Nicolò Paoletti, legale della famiglia. E Massimo Albertin, marito di Soile Lautsi: «Per noi non c'è niente di diverso da prima. È un passaggio di un lungo processo: vedremo se alla fine sarà fatta un a scelta giuridica o politica».

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