Il crocifisso resta appeso in Sala Rossa. “È la nostra storia”

Il crocifisso in Sala Rossa resterà appeso. Il simbolo del cattolicesimo non si toglierà, come invece chiedeva una delibera portata avanti dal radicale Silvio Viale, vice capogruppo del Pd, e condivisa dai colleghi Piera Levi Montalcini (in maggioranza con Fassino) e dal grillino Bertola. E mentre non si sa ancora dove sarà la stanza del silenzio, dedicata a tutte le religioni a Palazzo Civico, ieri il Consiglio comunale ha respinto compatto la richiesta di Viale.
Su 28 presenti, ci sono stati 24 «no» e 4 sì (di cui Viale, Montalcini, Bertola e un errore di voto del consigliere Pd Carretta, che si è sbagliato a schiacciare il pulsante). Va detto che alcuni laici dello stesso Pd (Altamura, La Ganga e Laterza, anticipati da un discorso di Lucia Centillo) sono usciti dall’aula per non partecipare e non mettersi contro il loro partito. Così come altri 8 hanno ritirato la scheda, non figurando quali partecipanti, ma erano lì in carne ed ossa.
L’arringa di Viale, che porta avanti questa battaglia fin dal 1998 (il crocifisso è in Sala Rossa dal 1960) non ha convinto: «Chi vota contro la rimozione lo fa per ipocrisia o per opportunismo - ha tuonato -. Ostentare un simbolo religioso non è il modo migliore di difendere i diritti di tutti i cittadini, che la nostra assemblea elettiva rappresenta. Il crocifisso non è un simbolo universale, neppure tutti i cristiani lo adottano». Il Pd, diviso in tre, si è lanciato in una controffensiva verso il consigliere vice capogruppo. Ed è iniziata un’accesa battaglia verbale: «Ciascuno ha la sua croce», ha sentenziato il capo gruppo Paolino, riferendosi, indignato, al suo vice. Ha aggiunto: «Il crocifisso sta lì perché è la nostra storia».
La delibera chiedeva di rimuovere tutti i simboli religiosi per coerenza dopo la vicenda del tappeto islamico tolto dai leghisti in Sala Matrimoni. «Nelle stanze dei gruppi il crocifisso va bene, in Consiglio no», dice Viale tirando fuori l’ennesima provocazione. Ce n’è pure per il centrodestra, «che usa la croce come una spada e la vuole tenere». Ecco che Laura Onofri (Pd) si scaglia contro Viale: «Non mi rappresenti come vice capogruppo ora e in altre occasioni». Pd spaccato e Viale che protesta malmostoso: «Sono mica ingenuo da pensare di spuntarla», dice. Lui accetterebbe solo un «crocifisso opera d’arte», che faccia da arredamento tra i tanti quadri e gli stucchi dorati. Cosa che non è l’immaginina in legno e plastica appesa oggi in Sala Rossa.
© 2016 la Stampa - Cronaca di Torino - 26/01/2016. Tutti i diritti riservati
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