Cota e Bresso, il giorno della paura

Dalla Rassegna stampa

Qualcosa in comune hanno Mercedes Bresso e Roberto Cota: maggior silenzio possibile e relax d’acqua. Mentre in altre sfide la polemica continuava, in Piemonte regione-test, regione-simbolo - i due candidati hanno vissuto una domenica d’acqua: sul Lago Maggiore l’uomo del centrodestra, nella piscina di un centro benessere delle Langhe la signora del centrosinistra. Silenzio, riposo, famiglia.
Aplomb da tutte e due le parti - afono da comizi Cota e silenziosa comunque la Bresso - nel primo giorno di apparente distacco emotivo (le jeux sont faits), più autoimposto che spontaneo: si ostenta relax, però si controllano gli exit poll dei sondaggisti di fiducia, per quel che valgono, lo sanno entrambi.
E ambedue non si piegano a un quasi inevitabile «gioco a farsi male» nel progredire di numeri dall’interpretazione vaga e comunque pieghevole secondo ottimismo o pessimismo. Però un’occhiata la danno: il centrosinistra si affida a un’ipotesi di un paio di punti avanti, il centrodestra guarda distaccato un’eventualità di «avanzamento fianco a fianco», da aggiornare secondo le stime dell’astensione. Cota, rientrato a Novara nel primo pomeriggio dopo un pranzo a Baveno, non commenta, però consulta i suoi analisti che misurano gli esiti anche e forse soprattutto in base all’affluenza alle urne: «Se vota oltre il 70% crescono le possibilità».
Il Piemonte è incognita profonda per se stesso e, di riflesso non da poco, per l’Italia e future piste di alleanze. Il fair-play è connaturato. Perfino il rimprovero in pizzeria, a campagna chiusa e ora tarda, del sindaco Sergio Chiamparino all’europarlamentare leghista Mario Borghezio ha avuto un che di rimbrotto tra educati vicini di casa. Borghezio in campagna elettorale ha accusato l’ex candidato sindaco Domenico Carpanini di «aver portato qui tutta quella gente» che riempie il popolare mercato di Porta Palazzo. Chiamparino, subentrato nella corsa al Comune quando Carpanini morì d’improvviso, ha dato il via a una difesa di cuore e contenuti, dignitosa e ferma. Non c’è stata rissa, Cota stesso, con Bossi, a buttar acqua.
E Cota ieri mattina era sulle acque del Lago Maggiore in jeans, camicia azzurra e giubbotto, con la moglie Rosanna e la figlia Elisabetta, due anni a giugno: «Da venerdì sera voleva, quando fossi stato un po’ con loro, venire a vedere le paperette». Ce l’hanno portata, a Baveno. Poi pranzo con amici, rientro a Novara, cena a casa e oggi a Torino per seguirei risultati.
Mercedes Bresso, con il marito Claude, ha votato al solito seggio ai piedi della collina, poi è partita per le Langhe, centro benessere che lei stessa aveva inaugurato, taglio del nastro. Appassionata di nuoto, ha scaricato la tensione «con duecento vasche». Duecento? Una piscina non troppo lunga? Macché: «Un chilometro e mezzo di bracciate». E oggi ritorno in città e attesa degli esiti da casa.
Non c’è contrasto nemmeno di ipotesi. Tutti e due mettono avanti - senza ostentarlo - il riposo, la giornata d’attesa più normale e familiare possibile. Tutti e due guardano però i dati sul fenomeno più preoccupante - l’astensione dalle urne - e quegli exit poll che passano ora per ora.

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