Combustibile da rifiuti, una montagna ferma a Malagrotta

Ha il sapore di una pressione. Manlio Cerroni, l’uomo da cui dipende da decine di anni la gestione dei rifiuti a Roma, ha scritto una lettera al ministro dell’Ambiente, alla Regione, al Campidoglio e al commissario Goffredo Sottile per dire: ormai non so più dove portare il cdr, si sta accumulando a Malagrotta e presto saremo in emergenza. Cos’è il cdr? Il combustibile da rifiuti, una parte di ciò che viene prodotto dopo il trattamento nei Tmb, destinato ad alimentare i termovalorizzatori che producono energia. Problema: in passato gli impianti di Tmb funzionavano poco e male, Roma con grande miopia portava i rifiuti in discarica senza trattarli e quindi la quantità di cdr era limitata. Oggi non è più così: tutti i rifiuti - nel rispetto della legge - vengono trattati e dunque viene prodotto molto più cdr. Bene, nel Lazio gli unici due termovalorizzatori che possono bruciare questo materiale sono quelli di San Vittore e Colleferro. Vengono utilizzati per il cdr prodotto dal- l’Ama a Rocca Cencia e sulla Salaria. Ma un’altra parte delle 4.500 tonnellate di rifiuti prodotti ogni giorno a Roma passa dai due Tmb della Colari a Malagrotta. E Cerroni dice nella lettera datata 4 luglio e rilanciata da affaritaliani.it: fino ad oggi ho portato una porzione del cdr negli impianti del nord Italia, ma non c’è più posto. C’è anche una nave pronta a partire, con il cdr romano, destinazione Palma di Majorca (Spagna) dove c’è un impianto che può smaltirlo, ma per ragioni burocratiche non può salpare da Civitavecchia. «A Malagrotta sono state accumulate 8 mila tonnellate di cdr romano, stoccate nella fossa del gassificatore».
Il sistema è distorto: Roma produce cdr, combustibile per i termovalorizzatori che producono energia, però poi è costretta a pagare (e non poco) il trasporto in Lombardia, in Romagna, in Molise. Fino al caso limite del viaggio in Spagna, dove faranno profitti grazie al Cdr della Capitale. E si arriva all’ombra del ricatto di .Cerroni che fa capire: se vogliamo evitare di fare accumulare il cdr a Malagrotta, l’unica soluzione è avviare nuovi gassifica- tori. A Malagrotta in realtà Cerroni ha già realizzato una linea, che ha attivato e poi fermato due anni fa; altre due sono autorizzate. Solo che prima di costruirle vuole il contratto di servizio di Ama, che ancora non c’è. Resta in ballo il progetto di termovalorizzatore di Albano, mentre l’impianto di Colleferro è stato acquisito dalla Regione, tramite Lazio Ambiente. Al di là della lettera di Cerroni, restano alcuni dati: Roma ormai fa viaggiare i suoi rifiuti ben oltre i confini del Lazio, pagando profumatamente questa soluzione. Ieri spiegava il radicale Massimiliano Iervolino: «Ho chiesto più volte di conoscere la destinazione finale del cdr. In un Paese normale la risposta delle istituzioni non sarebbe tardata. Invece il rebus viene risolto da una lettera di Colari. Una vicenda gravissima. Urge ricordare come il disastro dei sei milioni di ecoballe, ancora oggi stipate nelle province di Napoli e Caserta ed oggetto del secondo deferimento dell’ Italia presso la Corte di Giustizia Europea, sia avvenuto proprio per il mancato rispetto del Decreto Napolitano che prevedeva il divieto di accumulo e di stoccaggio del cdr».
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