Il Colle: cittadinanza ai nati in Italia. La Russa: addio Monti

Dalla Rassegna stampa

Il Quirinale ha aggiunto un altro punto all'agenda di Monti, ricordando un'urgenza, sociale ed etica. Ma tradurre l'auspicio in norme sarà complicatissimo, perché la Lega minaccia le barricate e dal Pdl lanciano avvertimenti sulla tenuta del governo. Reazioni alle parole del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ieri è stato chiarissimo: negare la cittadinanza ai bimbi nati in Italia da immigrati stranieri "è un'autentica follia, un'assurdità". E allora bisogna rimediare, in fretta: "Mi auguro che in Parlamento si possa affrontare la questione della cittadinanza, i bambini hanno questa aspirazione". Frasi molto simili a quelle pronunciate la scorsa settimana da Pier Luigi Bersani, durante la dichiarazione di fiducia al governo Monti: "Abbiamo centinaia di migliaia di figli di immigrati che vanno a scuola e parlano italiano, e che non sono né immigrati né italiani. È una vergogna". Un intervento che aveva provocato copiose contestazioni dai banchi della Lega e parecchie polemiche da parte del Pdl. Pochi giorni dopo, è stata la volta di Napolitano. Duro, contro la legge 91 del 1992, che concede la cittadinanza italiana in base allo ius sanguinis, imperniato sulla discendenza e sulla filiazione, e non allo ius soli, per il quale basta essere nati sul territorio di un Paese per diventarne un cittadino a tutti gli effetti.

"È assurdo che i bimbi nati in Italia non diventino italiani, così vengono privati di un diritto fondamentale", sostiene il capo dello Stato. Preoccupato, per il futuro degli oltre 572 mila bimbi nati da genitori stranieri. Ma sulla strada verso una legge diversa c'è il fuoco di sbarramento dei leghisti e del Pdl. Ostacolo pesante come una montagna, per un governo che non può fare a meno dei voti del partito di Berlusconi. Lo stesso partito che sta cercando di tenere in piedi l'alleanza con la Lega, e che proprio non può permettersi concessioni su un tema rovente come quello della cittadinanza agli immigrati. Pena, la rottura con il Carroccio: in rivolta contro il richiamo di Napolitano.

La replica più rumorosa arriva da Roberto Maroni, che pure da ministro dell'Interno si era costruito la fama di uomo in sintonia con il Quirinale. Ma ieri, su Radio Padania, ha vestito i panni del leader con la camicia verde: "L'idea di dare la cittadinanza a chiunque nasca in Italia è uno stravolgimento dei principi contenuti nella Costituzione. La Lega è radicalmente e totalmente contraria, perché vorrebbe dire che alla prossima ondata immigratoria che arriverà dal Nordafrica tutti coloro che arrivano e nascono qui diventano di colpo cittadini italiani". Roberto Calderoli sceglie toni bellici: "La Lega è pronta a fare le barricate in Parlamento e nelle piazze. Non vorrei che questa idea sia il cavallo di Troia con cui si punti a dare il voto agli immigrati prima del tempo previsto dalla legge".

Dal Pdl, avvertimenti in serie. In prima fila il coordinatore del partito, Ignazio La Russa: "Se c'è qualcuno che finge di sostenere il governo Monti, ma in realtà vuole creare le condizioni perché cada subito, ha trovato la strada giusta: proporre che l'esecutivo si occupi della legge sulla cittadinanza". Sulla stessa linea Maurizio Gasparri: "Sosteniamo il governo, ma se si mettessero in agenda temi come la cittadinanza tutto si complicherebbe seriamente".

Risposte a Napolitano, ma anche al Pd, che ha subito raccolto l'invito del Quirinale. Anna Finocchiaro, capogruppo dei Democratici in Senato, assicura: "Grazie anche alla sollecitazione di Napolitano, in Parlamento ci sono le condizioni per l'approvazione entro la fine del 2011 di un ddl sulla cittadinanza ai figli degli immigrati". Il testo, firmato da 113 senatori, lo ha presentato Ignazio Marino, che spiega: "Il ddl afferma un principio semplice: un bambino che nasce in Italia è italiano, punto".

A favore di una nuova legge si schierano tanti altri partiti: Idv, Sel e Udc, per arrivare ai Radicali e al Pdci, sino al Fli di Gianfranco Fini, che due anni fa aveva chiesto il diritto di voto per gli immigrati. Molti i consensi dal mondo cattolico (Acli, Caritas). Dal governo, nessun commento. E si capisce perché.

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