Cina, il boia del mondo 5000 esecuzioni nel 2011

Se da un lato sono sempre meno i Paesi che applicano la pena di morte nel mondo, dall'altro è aumentato il numero di esecuzioni: è bastato il contributo della Cina, boia del mondo, oltre 5000 morti. È lo scenario del rapporto annuale presentato da Nessuno tocchi Caino.
Il numero di esecuzioni è aumentato: sono state almeno 5.837 l'anno scorso, a fronte delle 5.741 del 2009 e delle 5.735 del 2008. Il primato, ancora una volta, spetta alla Cina, dove analogamente al 2009 si stima siano avvenute l'anno scorso circa 5.000 esecuzioni, l'85,6% del totale. Al secondo posto c'è l'Iran con 546 morti di Stato. Terza la Corea del Nord, con 60 esecuzioni. La pena di morte si accompagna sempre ad un un difetto di democrazia: circa il 99% del totale mondiale delle esecuzioni sono avvenute in paesi dittatoriali, autoritari o illiberali. Dei 42 Paesi che mantengono la pena capitale, sono solo 7 quelli definibili democrazie liberali. In questi ultimi, peraltro, le esecuzioni hanno continuato a diminuire. In particolare negli Usa dove sono state 46, contro le 52 del 2009.
Oltre agli effetti della penuria di Pentothal, il farmaco usato per l'iniezione letale, c'è un dibattito sugli altissimi costi delle esecuzioni, da 1 a tre milioni di dollari per ciascun condannato. L'Europa sarebbe libera dalla pena di morte se non fosse per la Bielorussia, 4 esecuzioni. L'abolizione della pena di morte è un obiettivo di «grande valore etico e civiltà giuridica». Il capo dello stato Giorgio Napolitano interviene così, a proposito del rapporto di Nessuno Tocchi Caino.
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