“Il Cie di corso Brunelleschi va chiuso” Via alla libera delle Sala Rossa alla mozione Pd e Sel. Fassino d’accordo

Torino non vuole il Cie. Va chiuso. E subito. Non è più soltanto un’opinione di qualche singolo ma una richiesta politica della città. Che parte dalla Sala Rossa, dove ieri sera è stata approvata la mozione «che impegna il sindaco a chiedere ufficialmente al governo di chiudere nel più breve tempo possibile il Cie di corso Brunelleschi». Dove l’edulcorato «superare», pensato all’inizio per mediare con l’ala moderata della maggioranza, è stato cambiato in «chiudere» con un emendamento di quel “solito guastafeste” del radicale Silvio Viale. Ma a parte le differenze lessicali non gradite ai Moderati che alla fine si sono astenuti («Prima di chiuderli pensiamo a un’alternativa » fa sapere a microfoni spenti Barbara Ingrid Cervetti), il documento è stato approvato con i voti favorevoli di tutto il Pd e di Sel. Il sindaco Piero Fassino ha dato il proprio assenso. E se era prevedibile che il centrodestra votasse contro, forse non ci si aspettava che anche i Cinque Stelle, rappresentati da Vittorio Bertola, prendessero una posizione contraria.
«D’accordo, i Cie sono fallimentari — ha dichiarato Bertola — Ma se le condizioni dei trattenuti sono degradate è perché sono loro stessi a dare fuoco alle cose. E poi sono persone che spesso hanno dei precedenti penali. In ogni caso va garantita l’espulsione di chi non è in regola». «Torino è l’unica in Italia ad avere un Cie nel cuore della città. «Ed è il primo capoluogo che ne chiede la chiusura» dice Marco Grimaldi di Sel, tra i firmatari della mozione insieme col compagno di gruppo Michele Curto e i democratici Lucia Centillo, Domenica Genisio, Laura Onofri, Marta Levi e Mimmo Carretta. «I Cie sono degradanti della dignità umana ed eticamente ingiusti. Perché — si legge nel documento — comportano una restrizione della libertà personale senza reato, sanzionando la mera irregolarità amministrativa».
Da poco i consiglieri comunali avevano visitato il Cie. «La situazione è grave: sovraffollamento, condizioni igieniche spaventose, risse, violenze, fughe, rivolte, maltrattamenti» denunciano. In corso Brunelleschi hanno trovato 85 persone, 12 le donne. «Uno su tre usa ansiolitici e antidepressivi — scrivono Grimaldi e gli altri — Senza considerare i 14 milioni, ossia 78mila euro a trattenuto, spesi per l’ampliamento di tre anni fa. Tali cifre sono abnormi considerato che nella metà dei casi la detenzione è inutile: nel 2011 solo 650 su 1100 sono stati rimpatriati. È la prova del totale fallimento dei Cie, una forma disumana e dispendiosa, una inqualificabile violazione dei diritti umani oltre che spreco di risorse pubbliche».
Una situazione tale da spingere Centillo a definirli «campi di concentramento non nel senso storico, ma letterale del termine». Paragone criticato da Maurizio Marrone, Fdi, che ha attaccato: «Dopo la cannabis, le unioni omosessuali, adesso il Cie: come se fosse di competenza di quest’aula». Ha detto il capogruppo del Pd, Michele Paolino: «I Cie non assolvono la loro funzione. E le persone trattenute vivono in una struttura carceraria, con il paradosso che non hanno nessuna pena da scontare».
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