Cercate i laici

Interessanti e puntuali, le ricostruzioni del rapporto tra radicali e Pd apparse su Europa, la prima per la penna di Federico Orlando (29 settembre) la seconda per quella di Valter Vecellio (3 ottobre). Interessanti e puntuali, ma forse, se mi è permesso, non complete. Il rapporto, difficile e pieno di incomprensioni (ricordano i due autori) tra Radicali e Pd trova le sue origini molto lontano, addirittura dalla fine degli anni ’50. Allora non c’era il Pd, c’era il Pci di Palmiro Togliatti, e a Togliatti si rivolse Marco Pannella – in una lettera apparsa su Paese Sera il 22 marzo 1959 – nella quale il giovane esponente radicale (ma il Pr era allora quello di Pannunzio, del Mondo, ecc.) invitava l’autorevolissimo leader comunista ad abbracciare – sostanzialmente – la causa del riformismo.
L’obiettivo era dare vita ad una grande alleanza capace di contrastare e battere la Dc allora praticamente egemone nel governo e nel paese: una alleanza ispirata a quel bellissimo motto che i giovani laici universitari dell’Ugi avevano da poco coniato: in Italia non c’era bisogno di una “alleanza delle forze laiche” ma di una “alleanza laica delle forze”. In quel motto c’era tutto un programma. Non si trattava, ammonivano quegli universitari, di dar vita ad un fronte che si opponesse alla Dc in nome di una laicità che sarebbe stata interpretata necessariamente – ma pericolosamente – come laicismo, ma era necessario un grande dialogo tra le forze che intendessero mettere su un programma riformatore, aperto, non settario, non dogmatico: «alleanza laica» voleva significare alleanza tra pari, dialogante, flessibile, sostanzialmente se non formalmente federativa di quanti volessero aderirvi, nel rispetto reciproco. Togliatti respinse l’invito.
Tutta l’iniziativa di Marco Pannella e di quelli che lo hanno seguito nella vicenda radicale è ancora ispirata a quel motto, a quell’impegno. Quello che occorre al paese, oggi come allora, è una alleanza “laica” tra le forze riformatrici e democratiche. Questa esigenza oggi il Pd, come ieri il Pci, non vuole riconoscerla. Ancora oggi il Pd non vuole dialogo alla pari, ma essere egemonico, con i suoi specifici valori, rispetto a chiunque e comechessia.
Questo rifiuto è anche di quanti siano confluiti nel Pd da orizzonti diversi dal Pci. E intendo qui ovviamente parlare dei cattolici del Pd, che oppongono oggi forse la barriera più intransigente e riottosa al dialogo con i radicali, disconoscendo il fatto che le grandi vittorie referendarie promosse dai radicali sono state vinte (o perse) grazie al voto di milioni di cattolici, capaci di pensare autonomamente alle urgenze e necessità di un paese all’inseguimento della modernità e della democrazia.
Orlando (ma anche Vecellio) ricorda le campagna “monotematiche” che hanno segnato la storia radicale. Non ricordano che anche oggi, la alleanza laica delle forze potrebbe essere trovata, se solo lo si volesse, sul tema della giustizia e delle carceri: che equivale, per drammaticità sociale, al divorzio o all’aborto. Credo che Pannella stia giocando, su questo tema, una carta forse più grande anche di lui e della sua storia. Ci si rifletta su un momento: forse questa è l’occasione da cogliere per davvero “riformare” e “rifondare” questo paese, sottraendolo al declino cui sembra condannato: declino istituzionale, politico e – in definitiva – etico.
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